Un neologismo per dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna "in quanto donna". Perchè le donne non debbano più pagare con la vita la scelta di essere sè stesse, e non quello che i loro partner, gli uomini o la società vorrebbero che fossero.
martedì 17 novembre 2009
Presentazione di "Femminicidio" a Palermo
In attesa del 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, Barbara Spinelli, membro dell'Associazione Nazionale Giuristi Democratici e militante femminista, presenta il suo libro "FEMMINICIDIO, DALLA DENUNCIA SOCIALE AL RICONOSCIMENTO GIURIDICO INTERNAZIONALE".
Interverranno anche:
Giovanna Fiume, docente di Storia Moderna e Presidentessa di "Luminaria";
Vittoria Messina, Presidentessa del centro di accoglienza per donne vittime di violenza "Le Onde onlus".
Palermo, 20 novembre, Via Maqueda 324 presso la facoltà di scienze politiche
Presentazione di "Femminicidio" a Parma
Femminicidio
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne l'Associazione Centro Antiviolenza di Parma presenta il volume di Barbara Spinelli.
Giovedì 19 novembre
Biblioteca U. Guanda
Parma
h. 18
L'Associazione Centro Antiviolenza di Parma, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, presenta il libro di Barbara Spinelli "Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale".
Partecipano:
Barbara Spinelli, giurista, autrice del libro
Samuela Frigeri, avvocata, presidente del Centro Antiviolenza di Parma
Cecilia Cortesi Venturini, avvocata, Consigliera provinciale di Parità
Marco Deriu, sociologo, Ass. Maschile Plurale
mercoledì 11 novembre 2009
Donne italiane in perdita
Miren Gutierrez* e Oriana Boselli intervistano IVANKA CORTI, ex presidente del Comitato CEDAW
Fonte: IPS notizie
Alla vigilia del trentesimo anniversario della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), l’Italia è ancora lontana dall’ottenere l’uguaglianza di genere.
ROMA, 21 ottobre 2009 (IPS) - “Penso che qualcosa stia cambiando...anche se la Convenzione non è ancora molto conosciuta e le raccomandazioni non sono messe in pratica”, dice Ivanka Corti, ex presidente del Comitato CEDAW.
Secondo il Global Gender Gap (GGG) 2008, l’Italia è tra le ultime nazioni in Europa per parità di genere, seguita solo da Repubblica Ceca, Romania, Grecia, Cipro e Malta. L’Italia è al 67’ posto su un totale di 130 paesi analizzati.
Nel 1985 l’Italia ha ratificato la Convenzione - adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979. Ma nonostante le donne in Italia siano il 51,4 percento della popolazione e il 55,8 percento degli iscritti alle università, il loro potere politico ed economico continua ad essere limitato.
Le più grandi disparità sono visibili nella politica, ma la discriminazione, secondo il rapporto “Education at a Glance 2009”, pubblicato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), si riscontra anche sul posto di lavoro. I dati mostrano che in Italia la donna viene pagata 2,36 volte meno di un uomo con la stessa formazione universitaria ( la media è di 1,4 volte meno sui 30 paesi analizzati dal OECD).
A un quarto di secolo dalla firma, l’Italia si trova in una posizione peggiore rispetto all’Uganda (43’ posto nel GGG) e del Lesoto (16’ posto).
Nel quarto e quinto rapporto combinato sull’Italia, pubblicato nel 2004, la Divisione per l’Avanzamento delle Donne accenna a “la bassa partecipazione delle donne nella vita pubblica e politica, la mancanza di programmi per combattere gli stereotipi attraverso il sistema educativo formale e di incoraggiamento nei confronti degli uomini nel condividere le responsabilità domestiche”.
Il Comitato CEDAW, il cui compito è implementare l’effettività della convenzione, invitava l’Italia ad “adottare un programma di coordinazione a larga scala per combattere il sussistere di ruoli stereotipati per donne e uomini”, raccomandando ai mezzi di comunicazione e alle agenzie pubblicitarie “di trasmettere e sostenere l’immagine della donna come partner alla pari in ogni sfera della vita, impegnandosi a cambiare la percezione della donna come oggetto sessuale e come principale responsabile della cura dei figli”.
Cosa è cambiato da allora? IPS parla con Ivanka Corti – che ha fatto parte del Comitato Cedaw per 16 anni, dei quali 4 come presidente- del ruolo della donna in Italia.
IPS: Cosa ne pensa delle quote rosa?
IVANKA CORTI: Sono completamente a favore delle quote, purchè siano misure temporanee, come illustrato dall’articolo 4 della Convenzione. Come ci mostrano molti esempi, tra i più lampanti quello dei Paesi Scandinavi, le quote sono assolutamente necessarie per raggiungere l’eguaglianza in tutti i settori. Per questo dovrebbero essere applicate sia in politica che nel mercato del lavoro.
IPS: Perchè in Italia vi è una differenza così marcata nella retribuzione per le donne con un’istruzione superiore?
IC: Questa situazione è causata da molti fattori a sfavore delle donne, tra i quali l’idea che una donna non possa produrre quanto un uomo a causa delle gravidanze. Questa è un’idea sbagliata, ma che continua ad avere rilevanza.
IPS: Quali sono gli stereotipi sulle donne in Italia?
IC: Devo aprire una parentesi. Sfortunatamente, le raccomandazioni del Comitato CEDAW e la Convenzione, che l’Italia ha firmato senza riserve - e sottolineo “senza riserve”-, non sono applicate nella pratica.
In Italia non si dà la giusta attenzione a questo documento di diritto internazionale. Dubito che molti parlamentari sappiano della ratifica di questa convenzione. In molti paesi occidentali il rapporto viene discusso in Parlamento prima di essere inviato al Comitato CEDAW. Ciò non accade in Italia.
(n.mia: certo! Le traduzioni sono state tradotte e diffuse in Italiano per la prima volta da me e dai Giuristi Democratici! Fu sollevata anche una interrogazione parlamentare...)
Non ho visto cambiamenti da quando le raccomandazioni sono state pubblicate nel 2005. Le raccomandazioni della Convenzione dovrebbero essere pubblicate dando loro il massimo risalto, ma invece nemmeno il Ministero delle Pari Opportunità ne fa cenno.
E’ un errore, specialmente se si pensa che in molti paesi in via di sviluppo il documento viene pubblicizzato ampliamente e spinge alla promulgazione di leggi antidiscriminatorie.
IPS: Cosa si può fare per ottenere un cambiamento in Italia?
IC: Cambiare significa cambiare la politica, ma purtroppo la politica italiana è ancora sessista.
L’Italia è tornata indietro. Il contributo dato dalle donne alla cultura e allo sviluppo è stato sottovalutato. E a causa dei media domina l’immagina di una donna attratta dal potere, dai soldi, che dà maggior peso alla propria bellezza che alla propria intelligenza o capacità professionale. Sono stupita che, ad esempio, non sia stata data rilevanza all’alta componente femminile tra i premi Nobel di quest’anno, mentre vi è un’ampia copertura informativa per l’elezione di Miss Italia.
IPS: Da cosa è causata questa discriminazione nei confronti delle donne?
IC: Dipende da molti fattori: la storia, la cultura, la politica, i mezzi d’informazione e la religione. La religione ha un ruolo molto importante in Italia, poichè il Vaticano ha un’influenza enorme sulla politica e su molti argomenti legati alle donne.
IPS: Alcuni esperti dicono che lottare contro la discriminazione non è una questione di soldi, ma di volontà. Infatti alcuni paesi africani, tra i quali Ruanda e Liberia, o altre regioni, come le Filippine, sembrano confermarlo. Lei cosa ne pensa?
IC: In base alla mia esperienza di 16 anni nel Comitato CEDAW, concordo pienamente. Il cambiamento avviene dove c’è volontà politica, e non necessariamente denaro. Inoltre, se vi è la presenza di un forte movimento femminile che faccia pressione sulle istituzioni politiche, il processo si velocizza.
Una presenza femminile più ampia in politica può cambiare la situazione. Perchè ci sono così poche donne nella politica italiana? La Spagna era indietro rispetto all’Italia negli anni 70’-80’, ma ora l’ha sorpassata sotto ogni punto di vista. E’ possibile immaginare in Italia un Ministro della Difesa donna, al settimo mese di gravidanza, che passi in rivista le truppe?
In Italia il Ministro dell’Ambiente è una donna, ma non mi sembra che abbia coinvolto le donne, che devono essere sensibilizzate ai problemi ambientali. Le donne al governo non si impegnano in una politica che presti attenzione alle donne.
C’è quindi un doppio problema: l’accesso al potere e la condotta all’interno dei ministeri.
IPS: Un diverso utilizzo dei mezzi di comunicazione potrebbe cambiare la situazione?
IC: Non si può controllare ciò che i media trasmettono, o si urterebbe la libertà d’informazione. Bisogna però cambiare gli stereotipi. Gli stereotipi si riferiscono a quando vi erano poche donne nel mondo del lavoro, nella ricerca, nell’università. Oggi sono la maggioranza. Nulla giustifica il sussistere di questi giudizi.
IPS: Cosa è cambiato in Italia dopo la modifica dell’Articolo 51 della Costituzione? E cosa dopo le raccomandazioni del Comitato CEDAW?IC:
Sono cambiate molte cose. La Costituzione è stata scritta anni fa, e chiaramente sono state introdotte molte leggi a favore delle donne. Quando è stata adottata la Costituzione, non c’erano le leggi sul divorzio, l’aborto e le pari opportunità sul mercato del lavoro. Oggi la legislazione è molto ricca a favore della donna; è l’applicazione che manca.
Per quanto riguarda la politica, esiste una vera e propria resistenza, molto dura, non evidente ma subdola. Si tratta dell’ultima battaglia per il potere. E’ un fenomeno esteso, con poche eccezioni nel mondo. Quando penso alla Spagna, non posso che provare invidia. Quando noi approvavamo leggi in favore delle donne, lì c’era la dittatura; oggi siedono una donna e un uomo alla pari in Parlamento, nel Governo ed in tutti i settori della responsabilità politica.
Una vera democrazia non è possibile, se le donne vengono escluse.
*Miren Gutierrez is IPS editor-in-chief. (FINE/2009)
Fonte: IPS notizie
Alla vigilia del trentesimo anniversario della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), l’Italia è ancora lontana dall’ottenere l’uguaglianza di genere.
ROMA, 21 ottobre 2009 (IPS) - “Penso che qualcosa stia cambiando...anche se la Convenzione non è ancora molto conosciuta e le raccomandazioni non sono messe in pratica”, dice Ivanka Corti, ex presidente del Comitato CEDAW.
Secondo il Global Gender Gap (GGG) 2008, l’Italia è tra le ultime nazioni in Europa per parità di genere, seguita solo da Repubblica Ceca, Romania, Grecia, Cipro e Malta. L’Italia è al 67’ posto su un totale di 130 paesi analizzati.
Nel 1985 l’Italia ha ratificato la Convenzione - adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979. Ma nonostante le donne in Italia siano il 51,4 percento della popolazione e il 55,8 percento degli iscritti alle università, il loro potere politico ed economico continua ad essere limitato.
Le più grandi disparità sono visibili nella politica, ma la discriminazione, secondo il rapporto “Education at a Glance 2009”, pubblicato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), si riscontra anche sul posto di lavoro. I dati mostrano che in Italia la donna viene pagata 2,36 volte meno di un uomo con la stessa formazione universitaria ( la media è di 1,4 volte meno sui 30 paesi analizzati dal OECD).
A un quarto di secolo dalla firma, l’Italia si trova in una posizione peggiore rispetto all’Uganda (43’ posto nel GGG) e del Lesoto (16’ posto).
Nel quarto e quinto rapporto combinato sull’Italia, pubblicato nel 2004, la Divisione per l’Avanzamento delle Donne accenna a “la bassa partecipazione delle donne nella vita pubblica e politica, la mancanza di programmi per combattere gli stereotipi attraverso il sistema educativo formale e di incoraggiamento nei confronti degli uomini nel condividere le responsabilità domestiche”.
Il Comitato CEDAW, il cui compito è implementare l’effettività della convenzione, invitava l’Italia ad “adottare un programma di coordinazione a larga scala per combattere il sussistere di ruoli stereotipati per donne e uomini”, raccomandando ai mezzi di comunicazione e alle agenzie pubblicitarie “di trasmettere e sostenere l’immagine della donna come partner alla pari in ogni sfera della vita, impegnandosi a cambiare la percezione della donna come oggetto sessuale e come principale responsabile della cura dei figli”.
Cosa è cambiato da allora? IPS parla con Ivanka Corti – che ha fatto parte del Comitato Cedaw per 16 anni, dei quali 4 come presidente- del ruolo della donna in Italia.
IPS: Cosa ne pensa delle quote rosa?
IVANKA CORTI: Sono completamente a favore delle quote, purchè siano misure temporanee, come illustrato dall’articolo 4 della Convenzione. Come ci mostrano molti esempi, tra i più lampanti quello dei Paesi Scandinavi, le quote sono assolutamente necessarie per raggiungere l’eguaglianza in tutti i settori. Per questo dovrebbero essere applicate sia in politica che nel mercato del lavoro.
IPS: Perchè in Italia vi è una differenza così marcata nella retribuzione per le donne con un’istruzione superiore?
IC: Questa situazione è causata da molti fattori a sfavore delle donne, tra i quali l’idea che una donna non possa produrre quanto un uomo a causa delle gravidanze. Questa è un’idea sbagliata, ma che continua ad avere rilevanza.
IPS: Quali sono gli stereotipi sulle donne in Italia?
IC: Devo aprire una parentesi. Sfortunatamente, le raccomandazioni del Comitato CEDAW e la Convenzione, che l’Italia ha firmato senza riserve - e sottolineo “senza riserve”-, non sono applicate nella pratica.
In Italia non si dà la giusta attenzione a questo documento di diritto internazionale. Dubito che molti parlamentari sappiano della ratifica di questa convenzione. In molti paesi occidentali il rapporto viene discusso in Parlamento prima di essere inviato al Comitato CEDAW. Ciò non accade in Italia.
(n.mia: certo! Le traduzioni sono state tradotte e diffuse in Italiano per la prima volta da me e dai Giuristi Democratici! Fu sollevata anche una interrogazione parlamentare...)
Non ho visto cambiamenti da quando le raccomandazioni sono state pubblicate nel 2005. Le raccomandazioni della Convenzione dovrebbero essere pubblicate dando loro il massimo risalto, ma invece nemmeno il Ministero delle Pari Opportunità ne fa cenno.
E’ un errore, specialmente se si pensa che in molti paesi in via di sviluppo il documento viene pubblicizzato ampliamente e spinge alla promulgazione di leggi antidiscriminatorie.
IPS: Cosa si può fare per ottenere un cambiamento in Italia?
IC: Cambiare significa cambiare la politica, ma purtroppo la politica italiana è ancora sessista.
L’Italia è tornata indietro. Il contributo dato dalle donne alla cultura e allo sviluppo è stato sottovalutato. E a causa dei media domina l’immagina di una donna attratta dal potere, dai soldi, che dà maggior peso alla propria bellezza che alla propria intelligenza o capacità professionale. Sono stupita che, ad esempio, non sia stata data rilevanza all’alta componente femminile tra i premi Nobel di quest’anno, mentre vi è un’ampia copertura informativa per l’elezione di Miss Italia.
IPS: Da cosa è causata questa discriminazione nei confronti delle donne?
IC: Dipende da molti fattori: la storia, la cultura, la politica, i mezzi d’informazione e la religione. La religione ha un ruolo molto importante in Italia, poichè il Vaticano ha un’influenza enorme sulla politica e su molti argomenti legati alle donne.
IPS: Alcuni esperti dicono che lottare contro la discriminazione non è una questione di soldi, ma di volontà. Infatti alcuni paesi africani, tra i quali Ruanda e Liberia, o altre regioni, come le Filippine, sembrano confermarlo. Lei cosa ne pensa?
IC: In base alla mia esperienza di 16 anni nel Comitato CEDAW, concordo pienamente. Il cambiamento avviene dove c’è volontà politica, e non necessariamente denaro. Inoltre, se vi è la presenza di un forte movimento femminile che faccia pressione sulle istituzioni politiche, il processo si velocizza.
Una presenza femminile più ampia in politica può cambiare la situazione. Perchè ci sono così poche donne nella politica italiana? La Spagna era indietro rispetto all’Italia negli anni 70’-80’, ma ora l’ha sorpassata sotto ogni punto di vista. E’ possibile immaginare in Italia un Ministro della Difesa donna, al settimo mese di gravidanza, che passi in rivista le truppe?
In Italia il Ministro dell’Ambiente è una donna, ma non mi sembra che abbia coinvolto le donne, che devono essere sensibilizzate ai problemi ambientali. Le donne al governo non si impegnano in una politica che presti attenzione alle donne.
C’è quindi un doppio problema: l’accesso al potere e la condotta all’interno dei ministeri.
IPS: Un diverso utilizzo dei mezzi di comunicazione potrebbe cambiare la situazione?
IC: Non si può controllare ciò che i media trasmettono, o si urterebbe la libertà d’informazione. Bisogna però cambiare gli stereotipi. Gli stereotipi si riferiscono a quando vi erano poche donne nel mondo del lavoro, nella ricerca, nell’università. Oggi sono la maggioranza. Nulla giustifica il sussistere di questi giudizi.
IPS: Cosa è cambiato in Italia dopo la modifica dell’Articolo 51 della Costituzione? E cosa dopo le raccomandazioni del Comitato CEDAW?IC:
Sono cambiate molte cose. La Costituzione è stata scritta anni fa, e chiaramente sono state introdotte molte leggi a favore delle donne. Quando è stata adottata la Costituzione, non c’erano le leggi sul divorzio, l’aborto e le pari opportunità sul mercato del lavoro. Oggi la legislazione è molto ricca a favore della donna; è l’applicazione che manca.
Per quanto riguarda la politica, esiste una vera e propria resistenza, molto dura, non evidente ma subdola. Si tratta dell’ultima battaglia per il potere. E’ un fenomeno esteso, con poche eccezioni nel mondo. Quando penso alla Spagna, non posso che provare invidia. Quando noi approvavamo leggi in favore delle donne, lì c’era la dittatura; oggi siedono una donna e un uomo alla pari in Parlamento, nel Governo ed in tutti i settori della responsabilità politica.
Una vera democrazia non è possibile, se le donne vengono escluse.
*Miren Gutierrez is IPS editor-in-chief. (FINE/2009)
Convegno internazionale “CEDAW e Violenza di Genere in una prospettiva internazionale: esperienze a confronto”
Sabato 21 Novembre 2009 - ore 9,30- 13.00,
presso la sala di Liegro della Provincia di Roma,
via IV novembre,119/A
Convegno internazionale “CEDAW e Violenza di Genere in una prospettiva internazionale: esperienze a confronto” organizzato da Fondazione Pangea onlus in collaborazione con il Naufragarmèdolce
con il contributo dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Roma e di Action Aid
L'iniziativa si inscrive tra le attività della campagna di sensibilizzazione nazionale "Lavori in Corsa" per celebrare e ricordare i 30 anni della CEDAW, la Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne.
9.30 Registrazione partecipanti
9.45 Apertura lavori
modera Simona Lanzoni, Direttrice Progetti Fondazione Pangea onlus
9.45-10.00 saluto di Cecilia D’Elia, Assessore alla Cultura della Provincia di Roma
10.00–10.15 Lancio Campagna CEDAW “Lavori in Corsa”
Beatrice Costa, ActionAid Italia e coordinatrice Gruppo Politiche di Genere – WIDE - Italia
10.15-10.30 “Violenza di Genere e CEDAW in Italia”
Titti Carrano, avvocata del Centro Antiviolenza Differenza Donna - Roma
10.30-10.45 “CEDAW e violenza di genere dal locale al globale”
Barbara Spinelli, Gruppo Studi di Genere Giuristi Democratici
10.45-11.00 “Il programma di capacity building sul Protocollo Opzionale della CEDAW in Europa orientale e in Asia centrale di Karat Coaltion”
Daria Sudała, Project Assistant di Karat Coalition
11.00-11.15 “Il silenzio della Cedaw sul tema della disabilità, la CEDAW in India”
Kuhu Das, direttrice di AWWD - Association of Women With Disabilities - India (partner Fondazione Pangea Onlus)
11.15-11.30 “La CEDAW in Afghanistan - l’attivismo femminile che lavora in sordina”
Selay Ghafar, direttrice di HAWCA - Humanitarian Assistance for the Women and Children of Afghanistan (partner Fondazione Pangea Onlus)
11.30 pausa caffé/tè
12.00-12.15 “Il processo di elaborazione del rapporto ombra della Cedaw in Mozambico”
Terezinha da Silva, Coordinatrice Nazionale di WLSA, Women and Law in Southern Africa (partner Arci-Arcs)
12.15-12.30 “La violenza che priva le donne dell'accesso alle risorse naturali: uno sguardo sull'articolo 14 della CEDAW”
Esther Mariaselvam, Programme Manager di ActionAid India
12.30-13.00 Dibattito
13.00 Chiusura lavori
A fine conferenza sarà offerto un piccolo rinfresco
_______________________________________________________
Nella stessa giornata, nel pomeriggio
Convegno internazionale “Reti e azioni di contrasto alla violenza sulle donne. Esperienze e saperi dal mondo.”
21 Novembre 2009 - ore 17:00 – 19:30
Casa Internazionale delle Donne
Via della Lungara, 19
Roma
Incontro organizzato da Fondazione Pangea onlus
in collaborazione con Casa Internazionale delle Donne e Arci-Arcs
e promosso della Commissione delle Elette della Provincia di Roma
17.00 – 17.15 Apertura lavori e saluti
Roberta Agostini, presidente della Commissione delle elette della Provincia di Roma
17.15 – 17.30 Il contrasto alla violenza sulle donne in Palestina
Luisa Nannini, coordinatrice del progetto di Differenza Donna in Palestina
17.30 – 17.45 Violenza di genere e donne migranti in Italia
Ana Maria Galarreta, coordinatrice di pangeaprogettoitalia, Fondazione Pangea Onlus
17.45 - 18.05 Violenza di genere e disabilità in India
Kuhu Das, direttrice di AWWD - Association of Women With Disabilities, India
18.05 – 18.20 Il lavoro della società civile contro la violenza sulle donne in Afghanistan
Selay Ghafar, direttrice di HAWCA - Humanitarian Assistance for Women and Children of Afghanistan
18.20 – 18.40 Il processo collettivo di elaborazione della legge contro la violenza domestica in Mozambico: ricerca, azione, lobby, partecipazione comunitaria.
Terezinha da Silva, National Coordinator of WLSA - Women and Law in Southern Africa
18.40 – 19.00 La violenza di genere nelle realtà in guerra
“Neither Here nor There, Narratives of The Families of the Disappeared in Lebanon”
Iman Humaydan, giornalista free lance, Libano
19.00 - 19.30 Dibattito
19.30 Chiusura lavori
20.00 Estratto dello spettacolo teatrale “Figlie di Sherazade”Chiara Casarico e Tiziana Scrocca, Compagnia Il Naufragarmèdolce
presso la sala di Liegro della Provincia di Roma,
via IV novembre,119/A
Convegno internazionale “CEDAW e Violenza di Genere in una prospettiva internazionale: esperienze a confronto” organizzato da Fondazione Pangea onlus in collaborazione con il Naufragarmèdolce
con il contributo dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Roma e di Action Aid
L'iniziativa si inscrive tra le attività della campagna di sensibilizzazione nazionale "Lavori in Corsa" per celebrare e ricordare i 30 anni della CEDAW, la Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne.
9.30 Registrazione partecipanti
9.45 Apertura lavori
modera Simona Lanzoni, Direttrice Progetti Fondazione Pangea onlus
9.45-10.00 saluto di Cecilia D’Elia, Assessore alla Cultura della Provincia di Roma
10.00–10.15 Lancio Campagna CEDAW “Lavori in Corsa”
Beatrice Costa, ActionAid Italia e coordinatrice Gruppo Politiche di Genere – WIDE - Italia
10.15-10.30 “Violenza di Genere e CEDAW in Italia”
Titti Carrano, avvocata del Centro Antiviolenza Differenza Donna - Roma
10.30-10.45 “CEDAW e violenza di genere dal locale al globale”
Barbara Spinelli, Gruppo Studi di Genere Giuristi Democratici
10.45-11.00 “Il programma di capacity building sul Protocollo Opzionale della CEDAW in Europa orientale e in Asia centrale di Karat Coaltion”
Daria Sudała, Project Assistant di Karat Coalition
11.00-11.15 “Il silenzio della Cedaw sul tema della disabilità, la CEDAW in India”
Kuhu Das, direttrice di AWWD - Association of Women With Disabilities - India (partner Fondazione Pangea Onlus)
11.15-11.30 “La CEDAW in Afghanistan - l’attivismo femminile che lavora in sordina”
Selay Ghafar, direttrice di HAWCA - Humanitarian Assistance for the Women and Children of Afghanistan (partner Fondazione Pangea Onlus)
11.30 pausa caffé/tè
12.00-12.15 “Il processo di elaborazione del rapporto ombra della Cedaw in Mozambico”
Terezinha da Silva, Coordinatrice Nazionale di WLSA, Women and Law in Southern Africa (partner Arci-Arcs)
12.15-12.30 “La violenza che priva le donne dell'accesso alle risorse naturali: uno sguardo sull'articolo 14 della CEDAW”
Esther Mariaselvam, Programme Manager di ActionAid India
12.30-13.00 Dibattito
13.00 Chiusura lavori
A fine conferenza sarà offerto un piccolo rinfresco
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Nella stessa giornata, nel pomeriggio
Convegno internazionale “Reti e azioni di contrasto alla violenza sulle donne. Esperienze e saperi dal mondo.”
21 Novembre 2009 - ore 17:00 – 19:30
Casa Internazionale delle Donne
Via della Lungara, 19
Roma
Incontro organizzato da Fondazione Pangea onlus
in collaborazione con Casa Internazionale delle Donne e Arci-Arcs
e promosso della Commissione delle Elette della Provincia di Roma
17.00 – 17.15 Apertura lavori e saluti
Roberta Agostini, presidente della Commissione delle elette della Provincia di Roma
17.15 – 17.30 Il contrasto alla violenza sulle donne in Palestina
Luisa Nannini, coordinatrice del progetto di Differenza Donna in Palestina
17.30 – 17.45 Violenza di genere e donne migranti in Italia
Ana Maria Galarreta, coordinatrice di pangeaprogettoitalia, Fondazione Pangea Onlus
17.45 - 18.05 Violenza di genere e disabilità in India
Kuhu Das, direttrice di AWWD - Association of Women With Disabilities, India
18.05 – 18.20 Il lavoro della società civile contro la violenza sulle donne in Afghanistan
Selay Ghafar, direttrice di HAWCA - Humanitarian Assistance for Women and Children of Afghanistan
18.20 – 18.40 Il processo collettivo di elaborazione della legge contro la violenza domestica in Mozambico: ricerca, azione, lobby, partecipazione comunitaria.
Terezinha da Silva, National Coordinator of WLSA - Women and Law in Southern Africa
18.40 – 19.00 La violenza di genere nelle realtà in guerra
“Neither Here nor There, Narratives of The Families of the Disappeared in Lebanon”
Iman Humaydan, giornalista free lance, Libano
19.00 - 19.30 Dibattito
19.30 Chiusura lavori
20.00 Estratto dello spettacolo teatrale “Figlie di Sherazade”Chiara Casarico e Tiziana Scrocca, Compagnia Il Naufragarmèdolce
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