Sperando di avere un pò di tempo per curare il blog ed aggiungere ulteriori appunti in tema, che ho molto a cuore di sviluppare, segnalo l'ottimo lavoro di raccolta dati e info delle Figlie Femmine, al cui blog rimando nel link. Lì troverete il link ad ulteriori documenti.
Da atelierbetty.noblogs.org →
A settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge presentato dalla Ministra Mara Carfagna sulle misure contro l´esercizio della prostituzione che, modificando la legge Merlin, introduce il reato di esercizio della prostituzione in strada e "in luogo pubblico".Le "Misure contro la Prostituzione" messe a punto dal Ministro per le Pari Opportunità andranno a colpire sia le donne che si prostituiscono in strada che i loro clienti con un´ammenda da 200 a 3000 euro o addirittura con l'arresto da cinque a quindici giorni. Ma siamo sicure che il ddl presentato dalla Carfagna con i ministri Maroni e Alfano sia la soluzione giusta? Noi non lo siamo.Il mercato del sesso è un mondo complesso che chiama in causa innumerevoli dimensioni: le politiche sull´immigrazione, la povertà, le disuguaglianze di genere e il diritto di ogni donna a poterscegliere come gestire la propria sessualità e il proprio corpo.Questa serata, dunque, sarà un´occasione per raccontare il mercato del sesso fuori dalle banalizzazioni e dai moralismi della politica e della cattiva informazione, per offrire delle posizioni alternative di politiche sul mercato del sesso che mettono al centro i diritti delle persone che si prostituiscono.
A settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge presentato dalla Ministra Mara Carfagna sulle misure contro l´esercizio della prostituzione che, modificando la legge Merlin, introduce il reato di esercizio della prostituzione in strada e "in luogo pubblico".Le "Misure contro la Prostituzione" messe a punto dal Ministro per le Pari Opportunità andranno a colpire sia le donne che si prostituiscono in strada che i loro clienti con un´ammenda da 200 a 3000 euro o addirittura con l'arresto da cinque a quindici giorni. Ma siamo sicure che il ddl presentato dalla Carfagna con i ministri Maroni e Alfano sia la soluzione giusta? Noi non lo siamo.Il mercato del sesso è un mondo complesso che chiama in causa innumerevoli dimensioni: le politiche sull´immigrazione, la povertà, le disuguaglianze di genere e il diritto di ogni donna a poterscegliere come gestire la propria sessualità e il proprio corpo.Questa serata, dunque, sarà un´occasione per raccontare il mercato del sesso fuori dalle banalizzazioni e dai moralismi della politica e della cattiva informazione, per offrire delle posizioni alternative di politiche sul mercato del sesso che mettono al centro i diritti delle persone che si prostituiscono.
Ne parliamo con: Barbara Spinelli Giuristi Democratici - Porpora Marcasciano MIT - Sandro Bellassai ricercatore precario di Storia contemporanea all'Università di Bologna e Maschile Plurale
Modera e introduce: Betty - Sexyshock
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Appunti in forma libera:
Quando si parla di prostituzione si nomina il mestiere più antico del mondo senza ricordare che non è mai stato riconosciuto come mestiere. Bisogna ricordare che per chi pratica la prostituzione è un mezzo e non un fine. E' un mezzo per realizzare un progetto di vita o per sfuggire alla miseria, per realizzare dei sogni.
Il disegno di legge vorrebbe eliminarla perché la prostituzione è ad oggi considerata uno dei quattro principali elementi che creano allarme sociale e paura.
Partiamo da come l'esercizio della prostituzione è cambiato negli anni.
La prostituzione ha sempre avuto un suo senso interno o una sua saggezza interna, le prostitute di solito non esercitano in zone visibili, si scelgono posti tranquilli e discreti. Fino a quando è esistita la figura della “prostituta sociale”, cioè la prostituta che esercitava nel modo classico, e che aveva un nome, una storia, un ruolo sociale riconosciuto, questa saggezza è stata rispettata.
Oggi questa figura è stata sostituita dalla “prostituta massa”, clandestina senza nome e senza storia una soggettività che esercita maggiormente per le strade. La prostituta sociale aveva un nome, la prostituta massa si definisce per nazionalità (“le rumene” “le nigeriane”) e vive una storia spezzata rispetto al proprio passato, perché il legame tra la vita prima di prostituirsi e la vita da prostituta è completamente reciso.
Nascono così delle storie degenerate, situazioni in cui tutte le regole interne alla prostituzione saltano. Ma questa degenerazione è stata voluta dal potere per servirsi della paura e dell'allarme sociale! Ad esempio l'aggressione a Roma alle trans sudamericane. Quella degenerazione è stata voluta, era una situazione lasciata a se stessa volontariamente, per provocare un'azione guidata da giovani fascisti sostenitori della giunta Alemanno e dei suoi decreti anti-prostituzione.
Le emergenze sociali vengono manovrate da burattinai sapienti ben attenti a dimenticare le buone esperienze.
Come ad esempio il progetto di riduzione del danno di Venezia che ha portato al tavolo tutti gli attori coinvolti tra cui operatori sociali forze dell'ordine e residenti e prostitute. La soluzione è stata trovata nello “zoning”. Ha funzionato perchè è l'unico progetto in Italia che ha valenza di servizio e perciò ha continuità.
Questi progetti sono nati 13 anni fa. I primi furono Venezia Bologna. Quello di Bologna saltò con la giunta Guazzaloca. Il progetto di Bologna era un'eccellenza ma nel 2000 fu cassato in due giorni a mezzo stampa. Dopo soli due anni la giunta Guazzaloca si è vista costretta a richiamare il progetto chiedendo però che non si parlasse di “riduzione del danno”.
Un altro aspetto della legge Carfagna e dei provvedimenti locali che ci deve preoccupare è l'ambiguità che si esprime nella normazione dei corpi delle donne e delle trans attraverso la perseguibilità per il semplice abbigliamento indecoroso.
Grande assente da ogni discorso sulla prostituzione resta sempre il cliente.
A partire dal discorso pubblico si parla sempre e in modo esclusivo di prostitute. In realtà esiste anche una “domanda” oltre all'offerta: il cliente.
Questo tipo di rimozione ha diverse cause. Il lato maschile resta invisibile perché innanzitutto il genere maschile è dominante e uno degli attributi del potere è godere dall'assenza dallo spazio critico o pubblico della società.
Nell'immaginario del cliente la prostituta è qualcosa di sporco perché è specchio della propria sporcizia. Il desiderio maschile ha così una doppia valenza. Gli uomini hanno sempre considerato la l'identità come scissa tra una ragione - nobiltà d'animo - e un corpo portatore di istinti ignobili e di violenza. La sfera sessuale è quella in cui questa contraddizione si esprime al massimo. La prostituta è lo strumento perfetto per ricomporre questa contraddizione perché vi è un ordine gerarchico tra i due soggetti. In questo modo si esorcizza il desiderio maschile e l'uomo si sente in diritto di scaricare l'istinto sporco sul corpo della prostituta impura. Ed è per questo che per l'uomo la prostituta deve restare impura. L'uomo non chiede alla propria donna ciò che chiede alla prostituta, avviene una sessualizzazione e negativizzazione conseguente del corpo della prostituta in netto contrasto con la donna angelo del focolare, moglie e madre.
Parlare di prostituzione ha a che fare con la sessualità, con l'autodeterminazione e con il simbolico femminile: è chiaro che il riferimento alla gonna corta nel disegno di Legge Carfagna ha l'intento di normare i comportamenti sessuali.
Il DDL Carfagna consta di soli quattro articoli e rappresenta una scheggia impazzita rispetto alla legislazione sulla prostituzione e perciò alla legge Merlin del 1958, alla legge sulla tratta, al testo unico sull'immigrazione. Perché è una scheggia impazzita?
Innanzitutto perché fa parte di quella legislazione d'emergenza tipica della politica degli ultimi anni (ricordate il “pacchetto sicurezza”?) che toglie la possibilità di discutere pubblicamente temi importanti. In questo caso riduce la prostituzione ad un problema di ordine pubblico. Seconda cosa perché è la prima volta nel nostro ordinamento che si criminalizza l'esercizio della prostituzione, sia la prostituta che il cliente. Il precedente lo troviamo nel 1400 quando a seguito della Controriforma della chiesa i Comuni bandirono le prostitute dai propri territori perchè offensive del decoro. Questa legge ci riporta a quei tempi, che rappresentano una parentesi rispetto alla tolleranza diffusa precedente e seguente. Nel 1800, a seguito della venuta di Napoleone in Italia, la prostituzione fu disciplinata in un nuovo modo: non era vietata ma regolamentata come funzionale al benessere dell'esercito. Perciò veniva garantita la salute del cliente e il rispetto del decoro attraverso esami medici coatti, schedature e trasferimento della prostituzione all'interno delle case.
Si fece strada così il discorso sul “contagio”. Dal 1800 lo Stato si è preoccupato di controllare la salute del corpo femminile attraverso visite sanitarie obbligatorie e mai ha controllato la salute del cliente. Dal punto di vista antropologico e Lombrosiano la figura della prostituta era descritta come una categoria clinica particolare perciò la tutela della salute della prostituta non era considerata un suo diritto ma un diritto del cliente. Il tema di contagio è insomma il corrispettivo logico del tema del vizio. Il desiderio maschile, motore primo di questo apparato, viene invece considerato “naturale”, quasi “atmosferico”, trascendente, si sottrae alla realtà empirica e si sottrae così alla critica. Questo desiderio naturale è ambivalente, è considerato cioè socialmente pericoloso. Perciò deve prevedere dei canali, dei luoghi giuridicamente predisposti, in cui possa scaricarsi. Nel 1958 infatti molti oppositori della legge Merlin argomentavano: <
Il parafulmine di quest'energia fallica incontenibile è la prostituzione.
Questa condizione cessò solo nel 1959 con la legge Merlin.
Le case chiuse erano luoghi di controllo e contenimento delle prostitute, alle quali addirittura veniva tolta la carta d'identità, erano luoghi di vera propria schiavitù. Nel 1950 venne redatta la Convenzione Internazionale contro la tratta in cui si afferma che la donna deve essere soggetto libero che gestisce il proprio corpo, conseguentemente l'esercizio nelle case deve essere eliminato finché ci saranno soggetti che lucrano su di loro.
Prima del 1950 la donna era “oggetto” di disciplina, dal 1950 e dalla Legge Merlin in poi diventa “soggetto” della legge. Ma cosa dice la legge Merln? La prostituzione non è reato. La legge sancisce il divieto dell'esercizio nelle case chiuse, all'articolo tre introduce reati di favoreggiamento e adescamento, volti a garantire il diritto all'autodeterminazione delle donne. E' una legge che rappresenta un'interpretazione innovativa e rispettosa dei diritti umani. E' vero però che la giurisprudenza ha poi fatto un uso distorto della legge merlin utilizzando il favoreggiamento per punire tutte le esperienze di vicinanza e aiuto alle prostitute.
La legge Carfagna criminalizza ogni forma di esercizio in pubblico e all'articolo uno criminalizza chiunque contratta o si avvale di prestazioni sessuali. E' una legge generica che scardina il principio di libertà sessuale delle persone, è ideologica, è volta alla repressione della prostituzione su strada per un rinnovato concetto di decoro e va al di là delle leggi esistenti. Inoltre introduce più problemi nella gestione del tema della tratta perché la prostituzione viene solo nascosta dagli occhi del comune cittadino, rendendo così difficile il lavoro delle associazioni e delle forze dell'ordine che contrastano la schiavitù. Infatti l'Articolo 18 resta integro e applicato, ma sarà sempre più difficile raggiungere le donne che davvero vivono il dramma della tratta una volta rinchiuse nelle case.
Questa legge è legata una rinnovata concezione repressiva del corpo della donna e della sua libertà sessuale, viola i diritti di libertà contrattuale delle prostitute e dei clienti, non rispetta le convenzioni internazionali che affermano che il sesso tra adulti consenzienti non è un crimine. Dovevamo aspettarci questa criminalizzazione quando grazie a poteri“speciali” i sindaci hanno legiferato contro la prostituzione con la scusa della pubblica sicurezza e della circolazione stradale. Già allora si è delineato un abuso di potere sul corpo delle donne e delle trans, e soprattutto sul corpo delle migranti.
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