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A questo link il testo integrale della sentenza.
Invito a leggere con attenzione i motivi di ricorso dell'imputato, classico esempio di difesa che utilizza argomentazioni palesemente sessiste nei contenuti.
Nel primo motivo di ricorso alla Suprema Corte, per asserire l'insussistenza del reato di violenza sessuale, l'imputato si difende utilizzando il solito vecchio leitmotiv della VIS GRATA PUELLAE, ancora quotatissimo nelle aule di tribunale, come ampliamente ho già commentato in altre sedi.
( "E' infatti ipotizzabile che l'atteggiamento della donna, in costanza di normali rapporti accettati e voluti, sia stato male interpretato dall'uomo, che non voleva violentare la moglie ma solo forzare la sua ritrosia femminile. L'insistenza dell'uomo può configurare i maltrattamenti se la donna si senta sminuita e maltrattata per il mancato rispetto. Nella specie invero la condotta del marito, che usava modalità irrispettose per ottenere prestazioni sessuali, non integra il reato di violenza sessuale perchè a tali modalità non si accompagnava una condotta violenta o minacciosa. Non vi è nessuna prova che fra i coniugi vi siano stati rapporti sessuali violenti").
Con il secondo motivo di ricorso il difensore dell'imputato sostiene che la violenza assistita NON sia una forma di violenza e dunque non integri il reato di maltrattamenti nei confronti dei minori !(fino a quando mi chiedo? - Santa Ignoranza che tutto rende possibile- e per fortuna ci sono fior fiore di pubblicazioni scientifiche sul tema, che studiano i traumi dei bambini che assistono agli episodi conflittuali tra i genitori !) .
(Il motivo di ricorso è "manifesta illogicità della motivazione laddove riconosce il reato di maltrattamenti nei confronti dei figli minori per il solo fatto che gli stessi abbiano potuto assistere ai maltrattamenti del padre nei confronti della madre. La stessa Corte d'appello ammette che i due episodi contestati (lo schiaffo alla figlia e il furto con il figlio) non integrano il reato di maltrattamenti ma lo ha condannato perchè avrebbe fatto assistere i figli ai maltrattamenti nei confronti della madre. Sennonchè non vi è alcuna prova di tale circostanza, che è stata presunta sulla base della sola convivenza dei genitori con i figli, senza che vi fosse una dimostrazione che i figli avessero assistito alle scene di gelosia del padre").
La Suprema Corte, per quanto concerne il primo motivo di ricorso, è netta nel sancire che non esiste nessun diritto all'amplesso, neppure in ambito coniugale.
E, il numero di femminicidi per mano di partner nel 2008, è triste segno del fatto che, ancora nel 2009 , siano i Tribunali a dover sancire i principio di autodeterminazione sessuale delle donne nel rapporto di coppia. Perchè mariti, conviventi, fidanzati, compagni, lo negano. Anche ricorrendo alla violenza.
("Il primo motivo è infondato. Invero, secondo la costante giurisprudenza di questa Suprema Corte, "in tema di reati contro la libertà sessuale, integra la violazione dell'art. 609 bis cod. pen. qualsiasi forma di costringimento psico - fisico idonea ad incidere sull'altrui libertà di autodeterminazione, a nulla rilevando l'esistenza di un rapporto di coppia coniugale o paraconiugale tra le parti, atteso che non esiste all'interno di un tale rapporto un diritto all'amplesso, nè conseguentemente il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale" (Sez. 3^, 4.2.2004, Riggio, m. 228448). Inoltre "in tema di reati contro la libertà sessuale, nei rapporti di coppia di tipo coniugale non ha valore scriminante il fatto che la donna non si opponga palesemente ai rapporti sessuali e li subisca, quando è provato che l'autore, per le violenze e minacce precedenti poste ripetutamente in essere nei confronti della vittima, aveva la consapevolezza del rifiuto implicito della stessa agli atti sessuali.(Nella fattispecie sì trattava di due episodi di violenza sessuale, perpetrati dal marito nei confronti della moglie - dalla quale viveva da anni separato - costretta ad incontrarlo a seguito di ripetute minacce di morte e di comportamenti aggressivi)" (Sez. 3^, 7.3.2006, Mansi, m. 234171).
Nel caso di specie la Corte d'appello, con un apprezzamento di fatto adeguatamente e congruamente motivato, e quindi non censurabile in questa sede, ha accertato che l'imputato non si era limitato - come si sostiene nel ricorso - ad usare modalità irrispettose nei riguardi della moglie per ottenere prestazioni sessuali, ma aveva messo in atto un vero e proprio regime dispotico, connotato da vessazioni, arroganza, percosse, proibizioni ed imposizioni di ogni genere, ed in particolare aveva più volte compiuto comportamenti minacciosi (anche con armi), intimidatori ed anche violenti al fine di ottenere rapporti sessuali, essendo ben consapevole (se non altro a causa della frequenza degli episodi) dell'opposizione e comunque della volontà contraria della moglie ad avere tali rapporti, la quale peraltro, pur senza opporre una resistenza fisica solo per non provocare violente reazioni da parte dell'imputato, manifestava comunque, magari anche solo con gesti, il proprio dissenso in modo inequivocabile.")
Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte invece si dimostra del tutto incapace di riconoscere i contorni del fenomeno della violenza assistita, da altra giurisprudenza anche della stessa Corte già riconosciuta altre volte invece come una forma di maltrattamento nei confronti dei minori che integra il reato di cui all'art. 572 c.p.
La motivazione della Corte è censurabile sotto molteplici profili, specialmodo per quanto riguarda la sussistenza dell'elemento soggettivo,individuato nella " coscienza e volontà di sottoporre i figli ad una serie di sofferenze fisiche o morali in modo continuato". E' evidente infatti la consapevolezza e l'accettazione, da parte del coniuge maltrattante, di infliggere una sofferenza psichica ai figli lasciando che gli stessi assistano - o non impedendo che gli stessi non assistano- alle condotte maltrattanti poste in essere nei confronti della coniuge.
("E' invece fondato il secondo motivo. La Corte d'appello, invero, ha dato atto che non risulta nemmeno ipotizzato o contestato che l'imputato avesse posto in atto violenze nei confronti dei figli. La Corte d'appello ha anche esattamente ritenuto che non potrebbero integrare il reato di maltrattamenti verso i figli, se non altro per mancanza di abitualità, i due singoli episodi contestati, se singolarmente considerati, ossia il fatto di avere schiaffeggiato in una sola occasione per futili motivi la figlia minore ed il fatto di avere costretto il figlio ad aiutarlo nell'esecuzione di furti presso un centro commerciale. La Corte d'appello ha invece ritenuto che il reato di maltrattamenti nei confronti dei figli fosse integrato dalla ripetitività degli atti vessatori compiuti ai danni della moglie perchè questi erano stati posti in essere nell'abitazione coniugale e perciò "sicuramente anche in presenza dei figli minori", con ciò realizzando un sistema di vita che aveva arrecato anche ai figli continue sofferenze morali.
Si tratta però - come esattamente lamenta il ricorrente - di una motivazione apodittica e meramente apparente. Manca invero qualsiasi motivazione non solo sull'esistenza dell'elemento psicologico del reato (costituito dal dolo generico consistente nella coscienza e volontà di sottoporre i figli ad una serie di sofferenze fisiche o morali in modo continuato) ma anche sull'esistenza della prova che gli atti di maltrattamento nei confronti della moglie fossero diretti anche nei confronti dei figli o comunque della prova che i maltrattamenti della moglie fossero compiuti sistematicamente ed in modo abituale alla presenza dei figli e che questi avessero effettivamente ed abitualmente assistito agli atti di gelosia ed alle altre vessazioni compiuti dal padre verso la madre. La Corte d'appello ha infatti ritenuto che gli atti vessatori in danno della moglie siano stati compiuti "sicuramente" alla presenza dei figli, ma si tratta di una circostanza solo apoditticamente ipotizzata, in ordine alla quale non viene fornito alcun elemento di prova acquisito al processo").
Un neologismo per dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna "in quanto donna". Perchè le donne non debbano più pagare con la vita la scelta di essere sè stesse, e non quello che i loro partner, gli uomini o la società vorrebbero che fossero.
giovedì 23 luglio 2009
Non esiste un diritto all'amplesso coniugale. E ce lo devono ancora ricordare i Tribunali.
2009, Italia.
Cassazione, sez. III penale, Sentenza 18 marzo - 25 giugno 2009, n. 26345.
Non esiste un diritto all'amplesso nella coppia. E non è un fatto notorio.
Che una donna con un partner stabile abbia ancora il diritto all'autodeterminazione sessuale, deve stabilirlo ancora un Tribunale.
Che quando una donna dice no è no, e ogni atteggiamento volto con minacce, pressioni, intimidazioni, ricatti, ingiurie a far diventare quel no un si è violenza sessuale, ce lo deve dire un Tribunale.
E si va avanti fino all'ultimo grado di giudizio, la Cassazione.
Ma quella stessa Corte che dimostra ormai una maturità giuridica in materia di violenza sessuale, anche consumata tra coniugi e tra le pareti domestiche, non si dimostra altrettanto attenta al problema della configurazione giuridica del reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti dei minori nelle ipotesi di violenza assistita.
Alma Mater Studiorum e le Fantastiche 4: noi non ci fermiamo
venerdì 17 luglio 2009
Lettera aperta
Al vicepresidente della fondazione Flaminia Giannantonio Mingozzi
Al prorettore delegato alla Romagna Guido Gambetta
Al prorettore vicario Luigi Busetto
Ai responsabili di Serinar e Unirimini
E. p.c.Al rettore Pier Ugo Calzolari
Al Comitato Pari Opportunità dell’Alma Mater Studiorum
Al Sindaco di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Ravenna
Lettera aperta
Al vicepresidente della fondazione Flaminia Giannantonio Mingozzi
Al prorettore delegato alla Romagna Guido Gambetta
Al prorettore vicario Luigi Busetto
Ai responsabili di Serinar e Unirimini
E. p.c.Al rettore Pier Ugo Calzolari
Al Comitato Pari Opportunità dell’Alma Mater Studiorum
Al Sindaco di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Ravenna
Gentilissime e Gentilissimi, facciamo seguito alla nostra lettera del 13 luglio 2009, con la quale si affermava che la pubblicità delle “Fantastiche4” rappresenta una gravissima forma di discriminazione di genere effettuata da una Istituzione pubblica, e di conseguenza chiedevamo l’immediata rimozione da ogni luogo pubblico dei manifesti pubblicitari sopra citati, una immediata lettera di scuse a tutte le studentesse e studenti da parte dei responsabili della campagna pubblicitaria, l’immediata rielezione dell’indispensabile Comitato Pari Opportunità universitario, e, per le affermazioni rilasciate, le immediate dimissioni da ogni incarico pubblico di Giannantonio Mingozzi, vicesindaco di Ravenna.
Abbiamo apprezzato molto la scelta di rimuovere i manifesti incriminati, e le numerose espressioni di condanna dell’immaginario sessista cui esso alludeva, nonché quanti comunque si sono distanziati da tale scelta di marketing.
Tuttavia, è triste e grave che in molti, e nello specifico Giannantonio Mingozzi, continuino a difendere a spada tratta la legittimità di una scelta tanto palesemente discriminatoria. E’ intollerabile che Giannantonio Mingozzi abbia liquidato la scelta del manifesto pubblicitario come “una leggerezza” e “una cosa negativa” e che, in sede di consiglio comunale, in veste istituzionale, abbia di nuovo ripresentato la questione in termini di “visibilità” e di “senato accademico che rema contro la Romagna”, continuando a non rendersi conto – lui e le/gli altri quindici che con lui hanno scelto l’immagine, evidentemente!- della gravità dell’accaduto, perlopiù ironizzando su una sensibilità di genere che secondo lui dovrebbe rimanere prerogativa dell’Assessora alle Pari Opportunità, e non del consiglio comunale tutto.
Mingozzi infatti in quella sede ha ribadito che non e' stato un "errore", ma che a decidere la campagna "eravamo in sedici, di cui tre donne, e a nessuno e' venuto il dubbio che fosse offensiva. Credevamo solo di dare una rappresentazione fumettistica delle facolta' romagnole, che per la prima volta si promuovevano insieme". E per il futuro ha ironizzato: "D'ora in poi, prima di approvare qualunque manifesto, lo faro' prima vedere all'assessore Piaia".
Per tale motivo interveniamo nuovamente per esprimere la nostra indignazione in riferimento alle affermazioni del vicesindaco Mingozzi e di quanto con tali argomentazioni lo hanno supportato.
Nella nostra precedente lettera abbiamo illustrato con chiarezza che, anche in riferimento a quanto stabilito dalla Convenzione Europea per l’Eliminazione di ogni Forma di Discriminazione nei confronti delle Donne e dalla Carta Europea per le Pari Opportunità nella vita locale, la pubblicità delle “Fantastiche4” è lesiva della dignità della donna e discriminatoria in quanto veicola stereotipi di genere.
Quello che noi esigiamo con fermezza è una presa di consapevolezza da parte di tutte le Istituzioni coinvolte (Rettorato, Senato Accademico, Prorettore, Responsabili del poli decentrati, Sindaci delle città ove sono stati affissi i manifesti, Consigli comunali) che quel manifesto è discriminatorio e veicola stereotipi sessisti.
Di conseguenza, chiediamo un fermo impegno da parte di tutti nella riflessione sulla pervasività degli stereotipi di genere e sul loro impatto negativo nella lotta per l’autodeterminazione delle donne e le pari opportunità in ogni ambito sociale.
Ribadiamo la richiesta di dimissioni di Giannantonio Mingozzi da ogni incarico ricoperto in ambito comunale e universitario, in quanto è intollerabile che, anche quando gli venga evidenziata in maniera circostanziata la natura discriminatoria del manifesto, egli si ostini a non riconoscerla come tale, minimizzando l’accaduto anche nella sua veste istituzionale e derogando una consapevolezza e un azione di genere al solo assessorato delle pari opportunità e non al Comune di Ravenna tutto, così come doveroso invece, avendo ideologicamente aderito in toto tale Istituzione alla Carta Europea per le Pari Opportunità nella vita locale (che lo invitiamo a leggere e promuovere, come Suo specifico obbligo istituzionale).
Riteniamo l'atteggiamento di Mingozzi paternalistico e pericoloso.
Ci sono delle responsabilità istituzionali nell’adozione di una pubblicità sessista, e ci sono dei vinti: sono le donne, le giovani generazioni mercificate non solo dai privati ma, a quanto pare, anche dalle Istituzioni, e rappresentate come oggetti sessuali e non come soggetti pensanti.
La richiesta che le Istituzioni ammettano la possibilità di essere state discriminatorie, e si impegnino per la decostruzione, a partire da sé, della cultura sessista che impedisce l’autodeterminazione femminile, è dovuta e più che legittima: se non lo fanno, chiederne le dimissioni non è né infelice, né arrogante, né fuori luogo. Si tratta di una lotta per l’affermazione del diritto di ogni donna ad essere rappresentata come soggetto attivo e autodeterminato e non oggetto sessuale o di consumo o di cura.
E se i rappresentanti delle Istituzioni non hanno consapevolezza di ciò, temiamo che gli errori di questo tipo possano ripetersi e moltiplicarsi.
Per tali motivi, ribadiamo la necessità che venga riconosciuta collettivamente e pubblicamente la natura discriminatoria della pubblicità delle “Fantastiche4” e che ci si impegni al fine di promuovere campagne di sensibilizzazione contro l’uso strumentale dell’immagine della donne e per l’eliminazione degli stereotipi di genere dalla comunicazione.
Bologna – Ravenna – Cesena – Forlì – Rimini, 15 luglio 2009
Per info: Barbara Mazzotti (Figliefemmine)
Barbara Spinelli (Giuristi Democratici)
Per adesioni: retedelledonnedibologna@women.it
lunedì 13 luglio 2009
Altro che promozione, i Manifesti dell’Università di Bologna sono un’operazione di marketing sessista
LETTERA DI PROTESTA
Al prorettore delegato alla Romagna Ugo Gambetta
Al vicepresidente della fondazione Flaminia Giannantonio Mingozzi
Ai responsabili di Serinar e Unirimini
E. p.c.
Al rettore Pier Ugo Calzolari
Al Sindaco di Ravenna
Al Sindaco di Cesena
Al Sindaco di Forlì
Al Sindaco di Rimini
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Cesena
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Cesena
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Forlì
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Forlì
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Rimini
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Rimini
Gentilissime e Gentilissimi,
con la presente siamo a chiedere l’immediato ritiro della pubblicità raffigurante quattro giovani e piacenti ragazze, in tutina aderente bianca, con la dicitura “Le Fantastiche 4. Il meglio per i tuoi studi universitari”.
La pubblicità rappresenta una gravissima forma di discriminazione di genere effettuata da una Istituzione pubblica, ed in quanto tale inaccettabile, poiché lesiva della dignità di studentesse e studenti, nonché dell’immagine stessa dell’Alma Mater Studiorum.
E’ inverosimile ed estremamente grave il fatto che ben quattro sedi della Università più antica d’Europa, e tra le più prestigiose, scelgano, al fine di promuovere la propria immagine ed attirare nuove matricole, l’immagine di quattro “wonderwoman” con sguardi vacui, capelli al vento e corpo esibito in sexy tutine.
Questa pubblicità non raffigura certo la studentessa modello di uno dei poli universitari, posto che negli stessi non si tengo né corsi di Laurea in Astronautica, né in Cinematografia.
Nulla identifica le ragazze in manager, economiste, giuriste, biologhe: quello che si offre sono dei bei corpi, come se i poli universitari distaccati rappresentassero una sorta di “estensione” del divertimentificio romagnolo in cui la giovane matricola fuori-sede possa trovare fantastica “merce”.
Altro che “offerta scientifica”! E’ proposto un modello femminile estremamente eroticizzato, non pertinente con lo sviluppo di nessuna professionalità, se non quella di attitudine alla seduzione ed alla soddisfazione di un immaginario sessuale maschile, anch’esso stereotipato (due bionde, due brune, seno incastonato nei wonderbra, tutina stile manga).
Il manifesto comunica esplicitamente il messaggio che, iscrivendosi ai poli distaccati, si possano trovare le più avvenenti bellezze (Fantastiche 4), e che ciò rappresenti “il meglio” per gli studi universitari…di chi? Di giovani maschi “utilizzatori finali”?
Altresì, l’immagine veicola la concezione stereotipata che la bellezza in primo luogo, e non solo e non anche le qualità intellettuali, rappresentino l’eccellenza, e fantastiche bellezze, prive di qualità intellettuali, siano il meglio che, rispetto ad altre università, questi poli abbiano ad offrire.
L’“eroismo” femminile emergente da questa pubblicità sta nell’avvenenza, non nella professionalità.
E dunque, non si può censurare come mero moralismo la critica al manifesto pubblicitario, posto che è evidente che per promuovere l’immatricolazione ai poli universitari romagnoli ci si è serviti nella comunicazione di stereotipi sessisti ben radicati nell’immaginario collettivo.
La “modernità” non può e non deve passare attraverso un uso strumentale del corpo femminile e dell’immaginario ad esso connesso.
Il fatto che una Istituzione quale l’Università abbia scelto di promuovere un’immagine stereotipata della donna -studentessa- e dell’Università stessa, distrugge le potenzialità di autodeterminazione e di ingresso per merito nella vita sociale di tutte le nuove generazioni, che anzi vengono in tal modo pubblicamente istigate a vivere “passivamente” lo spazio pubblico, aderendo ai “ruoli” dettati da una società maschilista, di donne in carriera perfette, giovani belle e desiderabili, ma i cui talenti professionali vengono tenuti nascosti. Donne visibili, ma senza potere.
Un femminicidio simbolico, che influenza l’immaginario di ogni singola donna e uomo, incitando tutti ad uniformarsi ad un modello che considera la seduzione l’unico mezzo di accettazione sociale, per il quale vale sacrificare la propria dignità, la propria competenza, la propria autodeterminazione.
E’ inaccettabile che l’Università, luogo di sapere, si faccia portavoce di questa ideologia discriminatoria.
E’ inaccettabile che le Istituzioni locali consentano il permanere di tali manifesti affissi.
E’ inaccettabile e sintomo di un maschilismo pervasivo il fatto che la cultura del rispetto, non solo in ragione della etnia di appartenenza ma anche sulla base del genere e dell’orientamento sessuale, non sia propria di tutti i rappresentati delle Istituzioni, ma debba essere sempre invocata esclusivamente dagli organi di pari opportunità.
Tanto più che, avendo lo Stato italiano ratificato la CEDAW (Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna), le Amministrazioni locali hanno assunto il compito di “perseguire con ogni mezzo appropriato e senza indugio, una politica tendente ad eliminare la discriminazione nei confronti della donna”, impegnandosi a questo scopo ad “astenersi da qualsiasi atto o pratica discriminatoria nei confronti della donna ed agire in maniera da indurre autorità ed enti pubblici a conformarsi a tale obbligo” (art. 2, lettera d), CEDAW).
E tanto più considerato che il Comitato per l’applicazione della CEDAW, nella raccomandazione n. 25/2005, già segnalava la “preoccupazione sulla persistenza e pervasività dell’atteggiamento patriarcale e sul profondo radicamento di stereotipi inerenti i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia e nella società. Questi stereotipi minano alla base la condizione sociale delle donne, costituiscono un impedimento significativo alla attuazione della Convenzione, e sono all’origine della posizione di svantaggio occupata dalle donne in vari settori, compreso il mercato del lavoro e la vita politica e pubblica. Il Comitato è profondamente preoccupato anche dalla rappresentazione che viene data delle donne da parte dei mass media e della pubblicità, per il fatto che viene ritratta come oggetto sessuale e in ruoli stereotipati.” E raccomandava che i mass media e le agenzie pubblicitarie fissero “indotte ed incoraggiate a proiettare un’immagine delle donne come partner alla pari in tutte gli ambiti della vita e indotte ad andare verso la stessa direzione, al fine di modificare la percezione delle donne come oggetti sessuali, e come responsabili in via principale della crescita dei figli”.
Peraltro, i Comuni di Ravenna e Cesena Forlì, hanno anche aderito alla “Carta Europea per l'uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”, con cui sono impegnati a “combattere il persistere e il riprodursi delle disparità di genere per promuovere una società veramente equa”, e nello specifico a “eliminare gli stereotipi e gli ostacoli sui quali si basano le disparità di status e di condizione delle donne, e che conducono alla valutazione impari dei ruoli delle donne e degli uomini in campo politico, economico,
sociale e culturale” (punto 4), impegnandosi a (parte III, Art. 6, comma 1) “neutralizzare e a prevenire, per quanto possibile, pregiudizi, azioni, utilizzo di espressioni verbali e di immagini basate sull'idea della superiorità o dell'inferiorità dell'uno o dell'altro sesso, e/o il perpetuarsi di ruoli femminili e maschili stereotipati” ed accertandosi che “la comunicazione, sia interna all’ente che verso il pubblico, sia conforme all'impegno assunto, promovendo immagini sessuate positive o esempi ugualmente positivi” (parte III, Art. 6, comma 2).
In ragione di quanto sopra considerato, siamo a chiedere:
- l’immediata rimozione da ogni luogo pubblico dei manifesti pubblicitari sopra citati
- una immediata lettera di scuse a tutte le studentesse e studenti da parte dei responsabili della campagna pubblicitaria
- l’immediata rielezione dell’indispensabile Comitato Pari Opportunità universitario
- per le affermazioni rilasciate, le immediate dimissioni da ogni incarico pubblico di Giannantonio Mingozzi, vicesindaco di Ravenna
Bologna – Ravenna – Cesena – Forlì – Rimini, 13 luglio 2009
Associazione Giuristi Democratici, sezioni di Bologna e di Ravenna
Collettivo Universitario Femminista “Figlie Femmine”
Al vicepresidente della fondazione Flaminia Giannantonio Mingozzi
Ai responsabili di Serinar e Unirimini
E. p.c.
Al rettore Pier Ugo Calzolari
Al Sindaco di Ravenna
Al Sindaco di Cesena
Al Sindaco di Forlì
Al Sindaco di Rimini
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Cesena
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Cesena
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Forlì
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Forlì
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Rimini
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Rimini
Gentilissime e Gentilissimi,
con la presente siamo a chiedere l’immediato ritiro della pubblicità raffigurante quattro giovani e piacenti ragazze, in tutina aderente bianca, con la dicitura “Le Fantastiche 4. Il meglio per i tuoi studi universitari”.
La pubblicità rappresenta una gravissima forma di discriminazione di genere effettuata da una Istituzione pubblica, ed in quanto tale inaccettabile, poiché lesiva della dignità di studentesse e studenti, nonché dell’immagine stessa dell’Alma Mater Studiorum.
E’ inverosimile ed estremamente grave il fatto che ben quattro sedi della Università più antica d’Europa, e tra le più prestigiose, scelgano, al fine di promuovere la propria immagine ed attirare nuove matricole, l’immagine di quattro “wonderwoman” con sguardi vacui, capelli al vento e corpo esibito in sexy tutine.
Questa pubblicità non raffigura certo la studentessa modello di uno dei poli universitari, posto che negli stessi non si tengo né corsi di Laurea in Astronautica, né in Cinematografia.
Nulla identifica le ragazze in manager, economiste, giuriste, biologhe: quello che si offre sono dei bei corpi, come se i poli universitari distaccati rappresentassero una sorta di “estensione” del divertimentificio romagnolo in cui la giovane matricola fuori-sede possa trovare fantastica “merce”.
Altro che “offerta scientifica”! E’ proposto un modello femminile estremamente eroticizzato, non pertinente con lo sviluppo di nessuna professionalità, se non quella di attitudine alla seduzione ed alla soddisfazione di un immaginario sessuale maschile, anch’esso stereotipato (due bionde, due brune, seno incastonato nei wonderbra, tutina stile manga).
Il manifesto comunica esplicitamente il messaggio che, iscrivendosi ai poli distaccati, si possano trovare le più avvenenti bellezze (Fantastiche 4), e che ciò rappresenti “il meglio” per gli studi universitari…di chi? Di giovani maschi “utilizzatori finali”?
Altresì, l’immagine veicola la concezione stereotipata che la bellezza in primo luogo, e non solo e non anche le qualità intellettuali, rappresentino l’eccellenza, e fantastiche bellezze, prive di qualità intellettuali, siano il meglio che, rispetto ad altre università, questi poli abbiano ad offrire.
L’“eroismo” femminile emergente da questa pubblicità sta nell’avvenenza, non nella professionalità.
E dunque, non si può censurare come mero moralismo la critica al manifesto pubblicitario, posto che è evidente che per promuovere l’immatricolazione ai poli universitari romagnoli ci si è serviti nella comunicazione di stereotipi sessisti ben radicati nell’immaginario collettivo.
La “modernità” non può e non deve passare attraverso un uso strumentale del corpo femminile e dell’immaginario ad esso connesso.
Il fatto che una Istituzione quale l’Università abbia scelto di promuovere un’immagine stereotipata della donna -studentessa- e dell’Università stessa, distrugge le potenzialità di autodeterminazione e di ingresso per merito nella vita sociale di tutte le nuove generazioni, che anzi vengono in tal modo pubblicamente istigate a vivere “passivamente” lo spazio pubblico, aderendo ai “ruoli” dettati da una società maschilista, di donne in carriera perfette, giovani belle e desiderabili, ma i cui talenti professionali vengono tenuti nascosti. Donne visibili, ma senza potere.
Un femminicidio simbolico, che influenza l’immaginario di ogni singola donna e uomo, incitando tutti ad uniformarsi ad un modello che considera la seduzione l’unico mezzo di accettazione sociale, per il quale vale sacrificare la propria dignità, la propria competenza, la propria autodeterminazione.
E’ inaccettabile che l’Università, luogo di sapere, si faccia portavoce di questa ideologia discriminatoria.
E’ inaccettabile che le Istituzioni locali consentano il permanere di tali manifesti affissi.
E’ inaccettabile e sintomo di un maschilismo pervasivo il fatto che la cultura del rispetto, non solo in ragione della etnia di appartenenza ma anche sulla base del genere e dell’orientamento sessuale, non sia propria di tutti i rappresentati delle Istituzioni, ma debba essere sempre invocata esclusivamente dagli organi di pari opportunità.
Tanto più che, avendo lo Stato italiano ratificato la CEDAW (Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna), le Amministrazioni locali hanno assunto il compito di “perseguire con ogni mezzo appropriato e senza indugio, una politica tendente ad eliminare la discriminazione nei confronti della donna”, impegnandosi a questo scopo ad “astenersi da qualsiasi atto o pratica discriminatoria nei confronti della donna ed agire in maniera da indurre autorità ed enti pubblici a conformarsi a tale obbligo” (art. 2, lettera d), CEDAW).
E tanto più considerato che il Comitato per l’applicazione della CEDAW, nella raccomandazione n. 25/2005, già segnalava la “preoccupazione sulla persistenza e pervasività dell’atteggiamento patriarcale e sul profondo radicamento di stereotipi inerenti i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia e nella società. Questi stereotipi minano alla base la condizione sociale delle donne, costituiscono un impedimento significativo alla attuazione della Convenzione, e sono all’origine della posizione di svantaggio occupata dalle donne in vari settori, compreso il mercato del lavoro e la vita politica e pubblica. Il Comitato è profondamente preoccupato anche dalla rappresentazione che viene data delle donne da parte dei mass media e della pubblicità, per il fatto che viene ritratta come oggetto sessuale e in ruoli stereotipati.” E raccomandava che i mass media e le agenzie pubblicitarie fissero “indotte ed incoraggiate a proiettare un’immagine delle donne come partner alla pari in tutte gli ambiti della vita e indotte ad andare verso la stessa direzione, al fine di modificare la percezione delle donne come oggetti sessuali, e come responsabili in via principale della crescita dei figli”.
Peraltro, i Comuni di Ravenna e Cesena Forlì, hanno anche aderito alla “Carta Europea per l'uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”, con cui sono impegnati a “combattere il persistere e il riprodursi delle disparità di genere per promuovere una società veramente equa”, e nello specifico a “eliminare gli stereotipi e gli ostacoli sui quali si basano le disparità di status e di condizione delle donne, e che conducono alla valutazione impari dei ruoli delle donne e degli uomini in campo politico, economico,
sociale e culturale” (punto 4), impegnandosi a (parte III, Art. 6, comma 1) “neutralizzare e a prevenire, per quanto possibile, pregiudizi, azioni, utilizzo di espressioni verbali e di immagini basate sull'idea della superiorità o dell'inferiorità dell'uno o dell'altro sesso, e/o il perpetuarsi di ruoli femminili e maschili stereotipati” ed accertandosi che “la comunicazione, sia interna all’ente che verso il pubblico, sia conforme all'impegno assunto, promovendo immagini sessuate positive o esempi ugualmente positivi” (parte III, Art. 6, comma 2).
In ragione di quanto sopra considerato, siamo a chiedere:
- l’immediata rimozione da ogni luogo pubblico dei manifesti pubblicitari sopra citati
- una immediata lettera di scuse a tutte le studentesse e studenti da parte dei responsabili della campagna pubblicitaria
- l’immediata rielezione dell’indispensabile Comitato Pari Opportunità universitario
- per le affermazioni rilasciate, le immediate dimissioni da ogni incarico pubblico di Giannantonio Mingozzi, vicesindaco di Ravenna
Bologna – Ravenna – Cesena – Forlì – Rimini, 13 luglio 2009
Associazione Giuristi Democratici, sezioni di Bologna e di Ravenna
Collettivo Universitario Femminista “Figlie Femmine”
Adesioni:
Rete delle Donne di Bologna
Altra Città – lista di donne, Bologna
Rete delle Donne di Bologna
Altra Città – lista di donne, Bologna
Fuoricampo Lesbian Group
Per info:
Barbara Mazzotti (Figlie Femmine)
Barbara Spinelli (Giuristi Democratici)
Per adesioni: retedelledonnedibologna@women.it
Per adesioni: retedelledonnedibologna@women.it
mercoledì 8 luglio 2009
Il parolaio sessista
Posto di sotto questo "divertissement", perchè al momento in quanto donna mi sento talmente umiliata dalle Istituzioni del mio Paese che non riesco ad estrinsecare, se non attraverso una satira pungente, il mio pensiero sulla deriva delle relazioni e delle rappresentazioni.
Probabilmente, dopo l'incontro di Siena, metterò in rete alcuni pensieri raccolti per l'occasione, ma i miei tempi sono molto lenti, causa lavoro, salute, demoralizzazione, tutto...infatti, devo ancora mettere in rete il resoconto sulle conclusioni del processo per il femminicidio di Barbara Cicioni, cosa che farò al più presto.
Probabilmente, dopo l'incontro di Siena, metterò in rete alcuni pensieri raccolti per l'occasione, ma i miei tempi sono molto lenti, causa lavoro, salute, demoralizzazione, tutto...infatti, devo ancora mettere in rete il resoconto sulle conclusioni del processo per il femminicidio di Barbara Cicioni, cosa che farò al più presto.
Il parolaio sessista.
Vademecum per aspiranti gentiluomini
di Barbara Spinelli – Eva Cappellari
"Permane la preoccupazione del Comitato sulla persistenza e pervasività dell’atteggiamento patriarcale e sul profondo radicamento di stereotipi inerenti i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia e nella società. Questi stereotipi minano alla base la condizione sociale delle donne, costituiscono un impedimento significativo alla attuazione della Convenzione, e sono all’origine della posizione di svantaggio occupata dalle donne in vari settori, compreso il mercato del lavoro e la vita politica e Pubblica. Il Comitato è profondamente preoccupato anche dalla rappresentazione che viene data delle donne da parte dei mass media e della pubblicità, per il fatto che viene ritratta come oggetto sessuale e in ruoli stereotipati".
(Raccomandazione n.25 al Governo italiano da parte del Comitato per l’applicazione della Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, -CEDAW- 15.02.2005)
Ma che puttane e puttanieri!! Semmai, cose e utilizzatori finali !!
In questa disarmante fiera della dissimulazione, dove il senso delle parole si perde tra i colori della cronaca e le pagine dei testi normativi, si confonde in dichiarazioni e ritrattazioni, fino a scomparire nel magma dell’eccitazione mediatica, effimera quanto una erezione presto soddisfatta, ecco finalmente una proposta durevole, un tascabile da collezione.
Se anche tu sei un uomo perbene, di quelli che adorano le donne, e le venerano come dee, di quelli che si farebbero in quattro per salvare quelle poverine sfruttate per strada (perché ovviamente puttana=vittima di tratta, vedi Berlusconario, nel capitolo introduttivo al ddl Carfagna)….
….da oggi anche tu, che la scelga su un book o su internet o per telefono, caro utilizzatore finale, ancora per poco non penalmente sanzionabile (prossimo allegato: la cartina topa-grafica dei comuni che non hanno ancora adottato le famigerate ordinanze antiprostituzione su strada), puoi trovare la cosa giusta per te.
Già, perché tu non sei un vile plebeo che va a puttane, a farsi fare la multa per strada, non ne hai certo bisogno, non cerchi solo una prestazione sessuale spiccia.
E’ indecoroso cercare una prestazione sessuale a pagamento, così come è indecorosa la donna che la offre.
Perché pagare una puttana? La donna, si sa, è mignotta per natura!
Dai, allora, unisci al club anche tu ;-)
E’ facile sai, basta avere bon ton, ritmo ed eleganza…
Se anche tu sei uno di quelli alla ricerca di sano compiacimento per il tuo ego, ti basta saper cogliere negli occhi di una donna quel lampo di disponibilità, quella lucina che si riflette in un’autoreggente, in un sorriso, in una scollatura, e che ti dice: guardami, fammi tua….Hai presente, no? ;-) NOO? Diamine, ma allora sei proprio gay !! A te ti ci vuole proprio Lui allora, che ti procuri qualche velina, magari minorenne….
Non puoi avere una velina, una meteorina, una ballerina?
Non preoccuparti, donne così ce ne sono dappertutto. Basta saperla cercare, ovviamente.
Per fortuna che nel tempo, c’è chi ha saputo, tuo predecessore, fornirti delle tracce, per aiutarti nella ricerca….
Eccoti quindi, gratis, questo indispensabile breviario, per te che non ti senti puttaniere, ma latin lover….
Con questo breviario, hai a tua disposizione mille opzioni per scriminare la tua condotta ed evitare l’addebito della separazione…o il linciaggio pubblico da parte dei soliti benpensanti………ecco a te, utilizzatore finale, una guida per cavarti da ogni imbarazzo.
Perché, in fondo in fondo, le donne son tutte mignotte…
E buon acquisto !!
Cortigiano: gentiluomo di corte
Vademecum per aspiranti gentiluomini
di Barbara Spinelli – Eva Cappellari
"Permane la preoccupazione del Comitato sulla persistenza e pervasività dell’atteggiamento patriarcale e sul profondo radicamento di stereotipi inerenti i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia e nella società. Questi stereotipi minano alla base la condizione sociale delle donne, costituiscono un impedimento significativo alla attuazione della Convenzione, e sono all’origine della posizione di svantaggio occupata dalle donne in vari settori, compreso il mercato del lavoro e la vita politica e Pubblica. Il Comitato è profondamente preoccupato anche dalla rappresentazione che viene data delle donne da parte dei mass media e della pubblicità, per il fatto che viene ritratta come oggetto sessuale e in ruoli stereotipati".
(Raccomandazione n.25 al Governo italiano da parte del Comitato per l’applicazione della Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, -CEDAW- 15.02.2005)
Ma che puttane e puttanieri!! Semmai, cose e utilizzatori finali !!
In questa disarmante fiera della dissimulazione, dove il senso delle parole si perde tra i colori della cronaca e le pagine dei testi normativi, si confonde in dichiarazioni e ritrattazioni, fino a scomparire nel magma dell’eccitazione mediatica, effimera quanto una erezione presto soddisfatta, ecco finalmente una proposta durevole, un tascabile da collezione.
Se anche tu sei un uomo perbene, di quelli che adorano le donne, e le venerano come dee, di quelli che si farebbero in quattro per salvare quelle poverine sfruttate per strada (perché ovviamente puttana=vittima di tratta, vedi Berlusconario, nel capitolo introduttivo al ddl Carfagna)….
….da oggi anche tu, che la scelga su un book o su internet o per telefono, caro utilizzatore finale, ancora per poco non penalmente sanzionabile (prossimo allegato: la cartina topa-grafica dei comuni che non hanno ancora adottato le famigerate ordinanze antiprostituzione su strada), puoi trovare la cosa giusta per te.
Già, perché tu non sei un vile plebeo che va a puttane, a farsi fare la multa per strada, non ne hai certo bisogno, non cerchi solo una prestazione sessuale spiccia.
E’ indecoroso cercare una prestazione sessuale a pagamento, così come è indecorosa la donna che la offre.
Perché pagare una puttana? La donna, si sa, è mignotta per natura!
Dai, allora, unisci al club anche tu ;-)
E’ facile sai, basta avere bon ton, ritmo ed eleganza…
Se anche tu sei uno di quelli alla ricerca di sano compiacimento per il tuo ego, ti basta saper cogliere negli occhi di una donna quel lampo di disponibilità, quella lucina che si riflette in un’autoreggente, in un sorriso, in una scollatura, e che ti dice: guardami, fammi tua….Hai presente, no? ;-) NOO? Diamine, ma allora sei proprio gay !! A te ti ci vuole proprio Lui allora, che ti procuri qualche velina, magari minorenne….
Non puoi avere una velina, una meteorina, una ballerina?
Non preoccuparti, donne così ce ne sono dappertutto. Basta saperla cercare, ovviamente.
Per fortuna che nel tempo, c’è chi ha saputo, tuo predecessore, fornirti delle tracce, per aiutarti nella ricerca….
Eccoti quindi, gratis, questo indispensabile breviario, per te che non ti senti puttaniere, ma latin lover….
Con questo breviario, hai a tua disposizione mille opzioni per scriminare la tua condotta ed evitare l’addebito della separazione…o il linciaggio pubblico da parte dei soliti benpensanti………ecco a te, utilizzatore finale, una guida per cavarti da ogni imbarazzo.
Perché, in fondo in fondo, le donne son tutte mignotte…
E buon acquisto !!
Cortigiano: gentiluomo di corte
Cortigiana: mignotta
Massaggiatore: chi per professione pratica massaggi, kinesiterapista
Massaggiatrice: mignotta
Il cubista: artista seguace del cubismo
La cubista: mignotta
Uomo disponibile: tipo gentile e premuroso
Donna disponibile: mignotta
Segretario particolare: portaborse
Segretaria particolare: mignotta
Parlamentare (il): membro del Parlamento eletto dalla volontà popolare
Parlamentare (la): mignotta
Parlamentare (il): membro del Parlamento eletto dalla volontà popolare
Parlamentare (la): mignotta
Uomo di strada: uomo duro
Donna di strada: mignotta
Passeggiatore: chi passeggia, chi ama camminare
Passeggiatrice: mignotta Mondano: chi fa vita di società
Mondana: mignotta
Uomo facile: con cui è facile vivere
Donna facile: mignotta
Zoccolo: calzatura in cui la suola è costituita da un unico pezzo di legno
Zoccola: mignotta
Peripatetico: seguace delle dottrine di Aristotele
Peripatetica: mignotta
Omaccio: uomo dal fisico robusto e dall'aspetto minaccioso
Donnaccia: mignotta
Un professionista: uno che conosce bene il suo lavoro
Una professionista: mignotta
Uomo pubblico: personaggio famoso, in vista
Donna pubblica: mignotta
Intrattenitore: uomo socievole, che tiene la scena, affabulatore
Intrattenitrice: mignotta
Adescatore: uno che coglie al volo persone e situazioni
Adescatrice: mignotta
Uomo senza morale: tipo dissoluto, asociale, spregiudicato
Donna senza morale: mignotta
Uomo molto sportivo: che pratica numerosi sport
Donna molto sportiva: mignotta
Uomo d'alto bordo: tipo che possiede uno scafo d'altura
Donna d'alto bordo: mignotta (di lusso, però)
Tenutario: proprietario terriero con una tenuta in campagna
Tenutaria: mignotta (che ha fatto carriera)
Steward: cameriere sull'aereo
Hostess: mignotta
Uomo con un passato: chi ha avuto una vita, magari sconsiderata, ma degnadi essere raccontata.
Donna con un passato: mignotta
Maiale: animale da fattoria
Maiala: mignotta
Uno squillo: suono del telefono o della tromba
Una squillo: mignotta
Uomo da poco: miserabile, da compatire
Donna da poco: mignotta
Un torello: un uomo molto forte
Una vacca: una mignotta
Accompagnatore: pianista che suona la base musicale
Accompagnatrice: mignotta
Uomo di malaffare: birbante, disonesto
Donna di malaffare: mignotta
Prezzolato: sicario
Prezzolata: mignotta
Buon uomo: probo, onesto
Buona donna: mignotta
Uomo allegro: un buontempone
Donna allegra: mignotta
Ometto: piccoletto, sgorbio inoffensivo
Donnina: mignotta …
!! NOVITA’!!
Cliente: utilizzatore finale
Puttana: mignotta
!! NOVITA’!!
Cliente: utilizzatore finale
Puttana: mignotta
martedì 7 luglio 2009
Femminicidio simbolico
Siena
venerdì 10 luglio 2009
Intervengono
Ore 17 -22
Ore 21,30
venerdì 10 luglio 2009
ore 10,30-13,30
Tavola rotonda
La violenza sulle donne nel discorso pubblico tra stereotipi mediali e strumentalizzazioni politiche
Tavola rotonda
La violenza sulle donne nel discorso pubblico tra stereotipi mediali e strumentalizzazioni politiche
• Laura Eduati (giornalista di “Liberazione”)
• Barbara Spinelli (responsabile del gruppo di ricerca “Generi e famiglie” dell’Associazione Nazionale Giuristi Democratici)
• Fabrizio Tonello (Università di Padova)
• Angela Azzaro (giornalista di “L’Altro”)
Coordina
Coordina
• Elisa Giomi, Università di Siena Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena – Via Roma 56
Ore 17 -22
Parole diverse, violenze comuni
Incontro con Norma Berti: il vissuto delle detenute politiche durante la dittatura argentina “Smettila di camminarmi addosso”,
incontro con Claudia Priano;
conversa con l’autrice Lucinda Spera (Consigliera per le Pari Opportunità dell’Università per Stranieri di Siena)
Letture e musica al femminile con il Siena Jazz Auditorium dell’Università per Stranieri di Siena, Piazza Rosselli 27
Ore 21,30
Trittico femminile Sequenza orante
Intermezzo – Poesie d’amore di Anne Sexton Penelope di e con Rosaria Lo Russo Giardino di Villa Rubini Manenti – Via degli Umiliati 12
(In caso di pioggia lo spettacolo si terrà presso la Limonaia)
(In caso di pioggia lo spettacolo si terrà presso la Limonaia)
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