FEMMINICIDIO

lunedì 7 marzo 2011

Appuntamenti 08.03.2011

08.03.2011 // h. 17,00

I Cento anni dell'Otto Marzo a Fahrenheit.

Con Marisa Ombra, staffetta partigiana, e Alessandra Gissi, storica, per raccontare più di cento anni di lotta politica delle donne. Con Barbara Spinelli per parlare della CEDAW, la Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, e Giulia Selmi esperta di Pedagogia della differenza di genere per parlare di quanta storia c'è ancora da fare. Con Elena Sisti e Beatrice Costa, per parlare di donne che reggono il mondo e con le scrittrici Michela Murgia, Maria Pia Veladiano e Caterina Cavina per parlare di donne che il mondo lo raccontano.

08.03.2011 // h. 17,30

Conferenza sul femmicidio in Italia

Presso l'Istituto Storico Parri di Via Sant'Isaia 20 verranno presentati i dati raccolti dalla Casa delle donne nel corso dell'indagine relativa al Femicidio in Italia nel 2010.

Interverranno: Giancarla Codrignani, Vice Presidente dell'Istituto; Teresa Marzocchi - Assessora alle Politiche Sociali della Regione Emilia-Romagna e Barbara Spinelli, autrice di "Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale".















STEERING ITALY AWAY FROM SHOWGIRLS

Articolo di Loredana Lipperini
New York Times, 7 marzo 2011


STEERING ITALY AWAY FROM SHOWGIRLS

BY LOREDANA LIPPERINI

ROME — Whoever asks how it is possible that so many young Italian women set their sights only on beauty may not be aware that for the past 15 years this has been the primary requisite of Italian girls. “Be beautiful” has been repeated to an entire generation by cartoon heroines; illustrated books explain to 4-year-olds how mascara is applied; and magazines for 12-year-olds give advice on oral sex.

Ten years ago, the 8-year-old contemporaries of Ruby Heart-Stealer — the 18-year-old Moroccan nightclub dancer at the center of the sex scandal involving Italian Prime Minister Silvio Berlusconi — were playing with dolls with the same names, looks and beauty kits as the veline, or showgirls, of “Striscia la notizia,” an Italian television program. The showgirls were and still are a model for thousands of young Italian girls.

These girls have been shaped by adult television, where women squat like animals under tables, are thrown seminaked under a shower or display their buttocks while climbing a ladder, all while television cameras zoom in on the lustful faces of male spectators. According to a study by Doxa, a market research firm, in 2008, “Striscia la notizia” ranked No. 2 out of the best-known programs for Italian children ages 5 to 13.

At the start of her career, Sara Tommasi, one of the showgirls involved in the scandal, declared, “My body is my business.” Yet, like many of the aspiring veline, she had just graduated with a degree in economics with excellent grades. The phenomenon is distressing, but understandable in a country where, even though more women than men have university degrees, only one in two women is employed and women face a greater risk of living in poverty than men; where equal pay does not exist; and where males outnumber women on news programs by three to one. In a culture that stresses family, women are expected to be caregivers and housewives, and often face discrimination in the workplace.

Italy’s women fare poorly even when compared to those in less developed countries. The World Economic Forum’s 2010 Gender Gap index put Italy in 74th place, behind the Philippines, Mozambique, Venezuela, Chile and Bulgaria. And Italy trails badly when it comes to shelters for abused women, with only one-tenth as many as the average in other European countries.

These shortfalls are part of life in a country where women’s issues are rarely taken seriously, especially in male-dominated politics. Few are aware that Italy ratified the Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women in 1985. Based on that treaty, efforts should have been made to ensure that discriminatory practices were curtailed, but Italy has done little on that front.

Change should start with the media. The images of women that dominate in advertising and other media are highly objectionable and there are no regulations that promote decency or prohibit highly sexualized advertising campaigns. A solar panel company was able to advertise with images of a nude woman on billboards with the slogan: “Mount me at zero cost.” A bottle of liqueur and a dark-skinned woman appeared in an advertisement below the slogan “Fatti la cubana,” (“Do the Cuban”) which is a play on words for a more vulgar expression.

But change is coming. The Internet may now be what shapes Italian women rather than television’s showgirls. It has become a resource for them, a place to explore their self-esteem and get more positive information. The week before the demonstrations against Berlusconi on February 13, hundreds of girls changed their Facebook avatars to images of important women in history: Hypatia, Rita Levi-Montalcini, Rosa Parks, Tina Modotti and Virginia Woolf. This was not just simple “click activism.”

Female Italian students are demanding equal opportunity in the work force and in imagery. In Piazza del Popolo in Rome, where thousands of women protested against a country that does not represent them, young women called for more diverse female television role models, not just fashion dolls. Prior to this, young female bloggers organized mail bombings at television stations that showed programs and commercials they considered offensive. Through fan fiction spread online, girls are creating new female role models, where heroines are not silent beauties.

The signs are hopeful, but more is needed, like laws guaranteeing female presence in leadership roles, especially in media, where insulting portrayal of women are firmly in the hands of men.

(Loredana Lipperini is a journalist, blogger and author of “Ancora dalla parte delle bambine” (“More from The Girls”) and “Non è un paese per vecchie” (“Not a Country for Old Women”).)



domenica 6 marzo 2011

La piaga del femminicidio.A uccidere è il marito o l'ex

Articolo di Francesca Parisini
del 05.03.2011
La Repubblica - cronaca di Bologna

L'8 marzo al Parri uno studio commissionato dalla Casa delle donne. Nel 2010 in Emilia Romagna cinque vittime, due a Bologna. In Italia sono state 127.

Sono state 127 le donne morte per "femminicidio" in Italia, nel 2010, e di questi omicidi 5 sono avvenuti in Emilia-Romagna: 2 a Bologna, 2 in provincia di Modena e 1 a Rimini. Lo dice una ricerca, dal titolo "Il costo di essere donna", che verrà presentata l'8 marzo all'Istituto Parri di via Sant'Isaia 20 (ore 17) con Giancarla Codrignani, vicepresidente dell'Istituto, Teresa Marzocchi, assessore alle Politiche Sociali della Regione, e la studiosa Barbara Spinelli, autrice del saggio omonimo, "Femminicidio". A promuoverla è la Casa delle donne per non subire violenza, che dedicherà la giornata a Ilham Azounid e al suo bambino di due anni, uccisi dal padre-marito italiano a Bologna lo scorso 6 febbraio. Ilham si era rivolta alla Casa delle donne ed era stata accolta quando era incinta del figlio e subiva i maltrattamenti del marito.

In occasione della giornata dedicata alla donna, verrà festeggiata la terza casa per le vittime di violenze tra le mura familiari. La struttura di via dell'Oro sarà per un giorno aperta a tutti, dalle 9 alle 16 per visite, domande e approfondimenti.

Sono quasi il 7% in più le donne che nel corso del 2010 hanno perso la vita per violenze che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno per autori i mariti (22%), i compagni e conviventi (9%) o ex (23%), ma anche figli (11%) e padri (2%): tutti uomini, insomma, con i quali le vittime avevano una relazione molto stretta. La maggior parte di loro, dice ancora la ricerca, che verrà presentata martedì prossimo, sono donne italiane (78%), così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise (79%).

I motivi del gesto sono i più svariati. Spicca un'incapacità di accettare le separazioni (19%), gelosie (10%) e conflittualità (12%). Nell'insieme, le ragioni vanno ricercate nel sostrato culturale, nel pensare la donna "quale oggetto di proprietà, privandola violentemente di uno spazio decisionale, individuale ed attivo", dicono i ricercatori del fenomeno. Inoltre, il femminicidio non è il frutto di un'azione improvvisa ed imprevedibile, bensì l'epilogo di un crescendo di violenza, a senso unico.

Nell'appuntamento al Parri, la ricerca verrà illustrata da Virginia Venneri e Anna Pramstrahler. La giornata potrà essere chiusa con la visione di un film o con una cena. La prima è alla Cineteca di Bologna (ore 20), dove sarà proposto il documentario "No woman, no cry" girato dall'ex top model Christy Turlington e che affronta il drammatico fenomeno delle morti femminili legate alla gravidanza. La cena è alle 20 al ristorante Estravagario (Via Mascarella 81/h) e serve per raccogliere fondi a favore della Casa delle donne per non subire violenza.





venerdì 4 marzo 2011

DA CHI E' STATO CONIATO IL TERMINE FEMMINICIDIO, E PERCHE' ?

Il termine Femmicidio (femicide) è stato diffuso per la prima volta da Diana Russell che, nel 1992, nel libro Femicide: The Politics of woman killing, attraverso l’utilizzo di questa nuova categoria criminologica, molto tempo prima di avere a disposizione le indagini statistiche che ci confermano ancora oggi questo dato, “nomina” la causa principale degli omicidi nei confronti delle donne: una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna «perché donna». “Il concetto di femmicidio si estende aldila' della definizione giuridica di assassinio ed include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l'esito/la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine.”
La teoria di Diana Russell diviene universalmente nota ed utilizzata da numerose scienziate per analizzare le varie forme di femmicidio (delitto d’onore, lesbicidio, ecc.).
Nello specifico, viene ripresa dalle sociologhe, antropologhe e criminologhe messicane per analizzare i fatti di Ciudad Juarez, e viene adattata a descrivere non solo le uccisioni di genere ma ogni forma di violenza e discriminazione contro la donna “in quanto donna”.
Femminicidio (feminicidio) è per Marcela Lagarde «La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine -maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale- che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia».

Nel mio libro ho raccontato come la ricerca sul femminicidio in Centro e Sud America ha costituito la “base teorica” delle rivendicazioni femministe, ai fini dello sviluppo in quell’area di politiche sociali ed istituzionali di genere e per lo sradicamento del machismo, ancora fortemente diffuso, ma anche per l’eliminazione dal diritto interno di tutte le norme discriminatorie nei confronti delle donne, che tale cultura riflettevano giuridicamente.

Che cosa significa esattamente il termine femminicidio?

Femminicidio è un neologismo che indica ogni forma di discriminazione e violenza rivolta contro la donna in quanto appartenente al genere femminile.
Il neologismo è salito alla ribalta delle cronache internazionali per i fatti di Ciudad Juarez 
Ha assolto alla funzione di individuare una “responsabilità sociale” nel perdurare, ancora oggi, di una situazione di diffusa subordinazione sociale delle donne, che le rende soggetti discriminabili, violabili, uccidibili. Si parla infatti di femmicidio e femminicidio per evidenziare come le forme più estreme di violenza contro le donne derivino dall’accettazione, da parte delle Istituzioni sociali e in generale dall’opinione pubblica, di una cultura patriarcale che svalorizza il ruolo della donna e non ne riconosce la dignità di Persona, né ne garantisce il godimento pieno ed effettivo dei diritti fondamentali

Il femminicidio: non solo Ciudad Juarez, riguarda anche noi.

Scarica qui il nuovo numero marzolino di  XXD e potrai leggere, tra gli altri, anche il mio intervento sul femminicidio.



martedì 1 marzo 2011

Il costo di essere donna. Indagine sul femmicidio in Italia

Fonte: http://www.zeroviolenzadonne.it/

IL COSTO DI ESSERE DONNA. INDAGINE SUL FEMICIDIO IN ITALIA
dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna



Presentazione della ricerca in occasione dell’8 marzo 2011.
Dedichiamo la nostra ricerca sul “Femicidio 2010” e la giornata dell’8 marzo 2011 a Ilham Azounid ed al suo bambino di due anni, che è stata accolta nelle nostre strutture negli anni passati quando era incinta, uccisa insieme al piccolo dal padre-marito italiano lo scorso 6 febbraio in un condominio di Bologna.
Ecco l’anticipazione di alcuni dati che verranno presentati: quest'anno le donne uccise sono state 127: il 6,7% in più rispetto all'anno precedente.
In occasione della Giornata internazionale della donna la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna presenta il report di ricerca Il costo di essere donna. Indagine sul femicidio in Italia, che indaga il fenomeno delle uccisioni legate alla violenza di genere.
La ricerca, svolta per il sesto anno da un gruppo di volontarie della Casa delle donne, verrà presentata l'8 marzo 2011 alle ore 17,30 presso l'Istituto Storico Parri Emilia-Romagna in Via Sant’Isaia 18.
Ecco l’anticipazione di alcuni dati che verranno presentati: quest'anno le donne uccise sono state 127: il 6,7% in più rispetto all'anno precedente. Sono dati allarmanti ed esponenziali se consideriamo la crescita ininterrotta di questo tipo di eventi dal 2005 ad oggi.
Le analisi del report che saranno a breve disponibili anche sul nostro sito ( http://www.casadonne.it/ ), si confermano come gli unici dati disponibili a livello nazionale su un fenomeno ancora non indagato e non sufficientemente portato all’attenzione dei media e vengono citati come la sola fonte sul femicidio in Italia.
L'insieme dei dati quantitativi e qualitativi, ci restituisce un quadro allarmante, che mette in rilievo aspetti che ci si ostina ad ignorare e sottostimare. A conferma dei risultati degli anni scorsi si è rilevato che la maggior parte delle vittime sono donne italiane (78%), così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise (79%).
Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di mariti (22%), compagni, conviventi (9%) o ex (23%), ma anche figli (11%) e padri (2%); uomini con i quali le donne avevano una relazione molto stretta.
I motivi che hanno armato le loro mani apparentemente sembrano i più svariati. Spicca un'incapacità di accettare le separazioni (19%), gelosie (10%) e conflittualità (12%), ma hanno, come sostrato culturale, il pensare la donna quale oggetto di proprietà, privandola violentemente di uno spazio decisionale, individuale ed attivo.
Contrariamente a quanto i mezzi giornalistici spesso facciano trapelare, il femicidio non è il frutto di un'azione improvvisa ed imprevedibile, bensì l'epilogo di un crescendo di violenza, a senso unico.
Questi dati, per quanto sottostimati (si tratta infatti di una indagine solo sulla stampa nazionale e non dà conto delle molte donne scomparse, dei ritrovamenti di donne senza nome o dei casi non ancora risolti a livello processuale), confermano che la violenza intrafamiliare è una altissima causa di morte: ma essa deve esser considerata solo l’apice di altre violenze subite e taciute, spesso per moltissimi anni.
Alla conferenza interverranno: Giancarla Codrignani, Vicepresidente dell’Istituto Parri, Teresa Marzocchi, Assessora alle Politiche Sociali della Regione Emilia-Romagna e Barbara Spinelli che parlerà del Femicidio come fenomeno internazionale. La ricerca verrà illustrata da Virginia Venneri e Anna Pramstrahler.



Casa delle donne per non subire violenza
Ufficio stampa Tel 328-4192456