Napolitano prende posizione contro la violenza sulle donne, ma soprattutto contro omofobia e xenofobia
di Laura Eduati
Liberazione, 10.09.2009
Al primo G8 dedicato agli abusi di genere, Mara Carfagna stupisce: «Siamo qui per la lotta e la vittoria e non per la sofferenza e la vittimizzazione». Franco Frattini, orgoglioso di avere organizzato il convegno, promette di promuovere una moratoria delle mutilazioni genitali femminili. Giustissime battaglie di principio che però stridono con l'impianto generale del summit: relatrici e relatori che parlano senza proporre una soluzione e che, nella maggior parte dei casi, provengono da Paesi in via di sviluppo. L'impressione è quella di una riunione terzomondista, dove attiviste coraggiose descrivono come è difficile essere donne lontano dall'Occidente. E mancano gli esponenti delle nazioni che compongono il G8, molti si chiedono se questo non sia dovuto all'imbarazzo nei confronti di un governo che proprio in questi mesi sta dando un pessimo esempio sul rapporto tra uomo e donna. Assente anche il cuore del movimento femminile italiano. L'Udi si indigna: aveva chiesto l'accredito, poi negato dal ministero per le Pari opportunità. E manca, infine, la prospettiva di genere ovvero l'accusa alla cultura patriarcale.
Mara Carfagna è perentoria: «Siamo qui per la lotta e la vittoria e non per la sofferenza e la vittimizzazione». Donne battagliere e non vittime: la ministra sorprende specialmente le rappresentanti, poche, dei movimenti.La prima riunione del G8 dedicata alla violenza di genere è organizzata dall'Italia, i malevoli dicono per rimediare alle scarse risorse dedicate alla cooperazione (appena sopra lo 0,1% del Pil) e al fondo delle Nazioni unite per le politiche di promozione femminile (Unifem): appena 500mila euro contro i 14 milioni della Spagna e 16 della Norvegia. Franco Frattini, che ospita il convegno alla Farnesina, promette di promuovere una moratoria delle mutilazioni genitali femminili alla prossima assemblea generale dell'Onu il prossimo 25 settembre. «Sulle violenze contro le donne nessuno è senza peccato», prosegue il responsabile degli Esteri.Tuttavia è l'intervento di Napolitano a dare la sostanza del summit. In Italia, argomenta il presidente della Repubblica, accadono ancora «fatti raccapriccianti» legati agli abusi nei confronti delle donne. Poi allarga la prospettiva e cita la Costituzione e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che mettono al bando ogni discriminazione: «La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l'omofobia» sono accomunate nella battaglia contro l'intolleranza. E' chiaro il riferimento alle violenze che recentemente hanno colpito la comunità omosessuale italiana, e per questo Paola Concia (Pd) - unica parlamentare del centrosinistra presente in sala - legge nelle parole di Napolitano un'autorevole mano in aiuto del popolo gay. Non è poco.Eppure, nell'impostazione del convegno che oggi dovrà produrre un documento finale, scompare la condizione delle donne in Italia tranne il problema di integrazione delle immigrate di fede musulmana. Fiamma Nirenstein ricorda che il delitto d'onore è scomparso dal codice penale italiano soltanto nel 1981, ma ricorda soprattutto che in Francia la poligamia dilaga e i talebani impediscono l'emancipazione delle donne afghane. Carfagna spiega di avere voluto coinvolgere nella discussione donne provenienti da Paesi in via di sviluppo: iraniane, afghane, marocchine, tunisine, nigeriane e così via. I numeri sono impressionanti: centoquarantamilioni le donne che nel mondo soffrono di abusi fisici, psicologici, sessuali. La quasi totalità pensa che sia normale venire picchiate dai maschi della famiglia, in Italia il 93% delle violenze non vengono denunciate e il 67% sono perpetrate dal partner. Nel pot-pourri delle cifre entrano le spose bambine (8-14 anni): sessanta milioni.Mancano totalmente, e non sembra un caso, relatrici dei paesi che fanno parte del G8. E' vero, la ministra sottolinea che nessun contesto può dirsi immune dalla violenza contro le donne; ma la sensazione palpabile è quella di assistere ad un convegno terzomondista privo di contenuto e proposizioni, e colmo invece di testimonianze di donne coraggiose - avvocate, giornaliste, vittime della tratta, donne di governo - che raccontano la difficile condizione femminile lontano dall'Occidente.C'è Xue Xinran, giornalista cinese e autrice di saggi, che percorrendo le campagne scoprì le donne senza nome: nessuno si preoccupa di affibbiarne uno alla nascita perché non contano nulla. C'è la giudice afghana Marzia Basel che tace sulla recente legge che impone la sottomissione sessuale delle mogli ma annuncia la prossima approvazione di una normativa che punirà le violenze di genere in un territorio dove il 98% delle donne ne è vittima. C'è la ministra per l'Uguaglianza del governo spagnolo, Bibiana Aìdo Almagro, che illustra i successi della legge quadro voluta da Zapatero per combattere gli abusi coniugali. E c'è Isoke Aikpitanyi, ex vittima della tratta e fondatrice delle "Ragazze di Benin City", piange quando ricorda che pagare una donna costretta alla prostituzione è stupro e che la morte di una schiava del sesso è considerata meno importante della morte di una donna bianca e libera. Carfagna la abbraccia, commossa.Poche, pochissime le organizzazioni femminili. Il movimento. Nessuno di loro fa parte della lista dei relatori, quasi interamente riservata a esponenti e giornalisti del centrodestra. In sala Telefono Rosa, Aidos, maschile plurale. L'Udi (l'Unione donne italiane) ha espresso stupore e indignazione per l'esclusione: avevano chiesto l'accredito, negato poi dal ministero per le Pari opportunità. "Questo convegno è inutile", sbotta Daniela Colombo, presidente dell'Aidos: "Le invitate sono in ordine casuale, non vedo una proposta concreta. La violenza non si batte coi braccialetti bianchi", dice riferendosi al gadget offerto agli invitati. E, soprattutto, "manca una prospettiva di genere". Perché nelle sessioni si parla delle donne, e mai degli uomini. Si parla degli abusi, e mai degli abusatori. Carfagna vanta l'approvazione della legge sullo stalking, nessun accenno alla proposta governativa sulla prostituzione. Crea imbarazzo, nell'attuale clima politico italiano che ruota attorno alle inchieste sul premier e sulle donne vendute a palazzo Grazioli L'immagine della donna veicolata dalle televisioni, il modello di rapporto tra uomini e donne nell'Italia odierna: questo è il sottaciuto della conferenza, e non bastano le parole di una ministra che comunque spera che questo appuntamento nel quadro del G8 diventi annuale. Per qualcuno, come Joanne Sandler dell'Unifem, meglio bandire il pessimismo: "E' la prima volta che il G8 parla di violenza contro le donne: non sottovalutiamolo".
Nessun commento:
Posta un commento